Le scatole nere del volo malese abbattuto in Ucraina orientale, sono state recuperate dai ribelli filorussi e consegnate, hanno detto, alle autorità di Kuala Lumpur. Stando alle ultime informazioni saranno esaminate in Gran Bretagna. E Putin ieri ha invitato Kiev a rispettare il cessate il fuoco, almeno durante il periodo necessario alle indagini – il Cremlino ha parlato di «decenza» da parte di Kiev – e ha assicurato di usare tutta la propria influenza sui separatisti ucraini per permettere una piena inchiesta sull’indagine. «La Russia farà del suo meglio perché le indagini siano complete e trasparenti», ha detto Putin, citato dall’agenzia stampa Itar Tassa, all’apertura di una riunione a Mosca del Consiglio di sicurezza russo. «Faremo il possibile – ha aggiunto – per esercitare influenza sulla milizia del sud est».

Il problema è il solito, in questa nuova fase della crisi ucraina: passare dalle parole ai fatti; sarebbe necessario che venisse decisa una commissione di inchiesta in grado di avere autorità e autorevolezza per chiedere a tutte le parti i dati in grado di dimostrare chi ha lanciato il missile che ha tirato giù l’aereo di linea malese, con a bordo 298 persone. Ieri l’Olanda ha annunciato che guiderà il team dedito all’inchiesta. Significherà richiedere materiale dai satelliti e immagini tanto ai filorussi, quanto al governo di Kiev e a quello di Washington. Ci vorrebbe inoltre che Poroshenko facesse davvero tacere le armi del suo esercito, che sta approfittando, tanto quanto i separatisti, di questa situazione confusa – se possibile, più del consueto – per continuare a lanciare attacchi. È chiaro che una volta appurate le responsabilità, le conseguenze saranno «finali».

Chi è colpevole perderà ogni traccia di legittimità e sarà alla mercé della comunità internazionale e – militarmente – della controparte. In pratica, i destini della guerra ucraina sono nelle mani di chi dovrà appurare i fatti; anche per questo intorno alla vicenda si stanno scatenando polemiche, con tanto di grancassa propagandistica da una parte e dall’altra. Del resto è bene ricordare che la guerra ucraina ha visto responsabilità da parte di tutti. Ieri Obama, ad esempio, ha di nuovo accusato la Russia, colpevole di aiutare i filorussi e di mettere a repentaglio la sovranità ucraina. Obama ovviamente non ha ricordato la frenetica attività pre e post Majdan dei boss della Cia, compreso il capo Brennan, accorsi a Kiev per sostenere quello che per Mosca è stato un colpo di Stato.

Analogamente la Russia ha soffiato sul fuoco, dopo essersi accaparrata la Crimea, fomentando e sostenendo i filorussi, fino a mollarli una volta giunta ad una situazione sufficientemente confusa e irremidiabile. Poi c’è Kiev, che ha sostenuto una vera e propria guerra di riconquista a est, senza lesinare colpi di mortaio contro giornalisti e tappandosi gli occhi di fronte alle attività dei gruppi paramilitari neonazisti, responsabili – non da soli – della strage di Odessa (48 persone bruciate nel palazzo dei sindacati). Infine la grande assente, l’Unione europea, pronta a salutare come «rivoluzionaria» e filoeuropeista una protesta, quella di Majdan, divenuta nazionalista e filorussa, salvo poi sparire dalla scena quando la situazione è stata completamente gestita dagli Usa.

Un ginepraio che l’aereo malese abbattuto ha fatto tornare nel mirino dei media, senza che si siano fatti passi avanti nella soluzione del conflitto che ha già fatto oltre 200 morti civili. Ieri sulla questione russo-ucraina è intervenuta anche la ministra degli esteri italiana Mogherini: «È necessario esercitare tutta la pressione congiunta sulla Russia perché eserciti la sua influenza sui separatisti, affinché garantiscano almeno il rispetto dei morti e l’avvio dell’indagine internazionale». A chi le chiedeva della versione russa sulla dinamica della tragedia del volo la ministra ha detto che «gli elementi che abbiamo finora ndicano una dinamica diversa rispetto alla ricostruzione delle autorità russe».