Era una giornata di festa per la comunità gay di Bologna: il capoluogo emiliano ha reso effettiva da ieri la trascrizione nei suoi registri dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso. Ma a rovinare i festeggiamenti è arrivata, come una doccia fredda, una lettera firmata dal Prefetto Ennio Maria Sodano indirizzata al sindaco Virginio Merola: la delibera va revocata perché la trascrizione non è prevista dall’ordinamento, dice il prefetto. Il sindaco però non ha intenzione di far passi indietro: il provvedimento è simbolico e resta in attesa che il Parlamento riconosca i matrimoni gay.

Un braccio di ferro tutto istituzionale. Da una parte c’è il sindaco bolognese convinto che non sia possibile lasciare che del tema si parli solo nelle sentenze della magistratura. «Si rischiano anche casi di bigamia», rincara Merola, pensando a matrimoni contratti all’estero e in Italia con persone di sesso diverso. Dall’altra parte il Prefetto, che fa riferimento a una delibera dell’ottobre 2007 firmata dall’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato che vietava ai comuni le trascrizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero e addirittura invitava i funzionari ad avere «particolare cura alla verifica che gli sposi siano di sesso diverso».

Una delibera che suona come ormai datata, superata dalle leggi degli altri paesi europei che celebrano matrimoni gay ma anche dalla società italiana, mutata più velocemente del dibattito parlamentare. Una delibera che, secondo le promesse di Renzi, anche l’Italia sarebbe pronta a superare.

Lo scontro a Bologna anticipa quello che potrebbe essere interno al governo sul tema dei diritti civili. Secondo il sindaco di Bologna, infatti, il Prefetto non si è mosso per sua scelta ma su direttive ministeriali. A fare il nome di Angelino Alfano è la consigliera ciellina dell’Ncd Valentina Castaldini, tra i primi ad opporsi alla delibera, che annuncia una circolare in arrivo da parte del ministro dell’Interno, del suo stesso partito. Un intervento che metterebbe in difficoltà anche altre città, come Napoli, che già trascrivono i matrimoni gay contratti all’estero e che potrebbe tirare il freno sulle future riforme sui diritti civili.

Intanto a Bologna sono già tre le coppie che hanno chiesto la trascrizione. Tra loro il senatore del Pd Sergio Lo Giudice e suo marito Michele Giarratano, arrivati a Palazzo d’Accursio insieme al figlio neonato. Ieri mattina anche i primi intoppi burocratici: Rebecca e Nora si sono presentate all’Urp per la registrazione ma l’impiegata ha fatto notare loro che mancava un documento e quindi dovranno ritornare. Sono sposate dal 2011, quando hanno celebrato il matrimonio a Londra.

Ora sulle trascrizioni bolognesi pende la possibilità di una revoca da parte della Prefettura, perché l’anagrafe è una funzione statale svolta dai comuni e quindi deve sottostare a una vigilanza gerarchica, dello stesso Prefetto appunto. Il provvedimento, d’altra parte, è solo simbolico e non ha conseguenze giuridiche, quindi i tempi potrebbero essere molto lunghi. In ogni caso, sottolinea il sindaco, «chi ha già ottenuto la trascrizione potrà fare ricorso alla magistratura». Ancora una volta.