Dopo il primo mese ufficiale vita il bonus irpef non ne vuole sapere di funzionare. A giugno gli 80 euro di Renzi non hanno risollevato il morale di imprese e famiglie. È l’estate più «nera» di sempre dice l’Istat che ieri ha registrato il terzo calo consecutivo della fiducia dei consumatori (da 104.4 a 101,9). Per ritrovare un valore più basso bisogna tornare a marzo 2014 (101,8), quando il governo Renzi era entrato in carica da una manciata di giorni e non aveva ancora messo in rampa di lancia il bonus per il «ceto medio» del lavoro dipendente tra gli 8 mila e i 26 mila euro di reddito annuo.

I balzi tra marzo e maggio avevano fatto sperare e in quei mesi sia il governo che Bruxelles parlavano ancora di una «crescita», sia pur stentata. Tutto è andato peggio del previsto. Lo conferma l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio. Periodo pessimo per i supermercati, mentre si salvano i discount. Per la grande distribuzione è stato un salasso: -1,3% su base annua, un incubo per i supermercati (-2,5%). Ma sono i piccoli esercizi, quelli che non sono stati spazzati via negli anni in cui sono cresciuti come funghi gli ipermercati, a vedere rosso. Piccoli negozi e le botteghe di quartiere falcidiati:: -3,9%. Si sono salvati i discount (+0,5%). Se proprio bisogna spendere, meglio spendere poco. Tutto questo accade mentre l’inflazione è rimasta bassa (0,3%) e i prezzi non sono aumentati.

È il combinato disposto tra recessione e deflazione che spinge Confersecenti a dire che i commercianti escono «con le ossa rotte». Nei primi sei mesi il loro settore ha perduto 2,2 miliardi di euro di fatturato. Difficile così sopravvivere per più di tre anni. Un negozio su quattro chiude prima. Il 24,7% delle imprese avviate tra il 2012 e il 2013 aveva già chiuso a giugno 2014. In altri settori, la quota si ferma ben al di sotto: 14,3%. «Il crollo del fatturato – sostiene Confesercenti – è sinonimo dell’impoverimento delle famiglie. Resta irrisolta la gravissima crisi dei consumi». Ormai lo si può dire: la ripresa delle vendite è rinviata al 2015. Ora si ristagna. E non è detto che tra un anno non ci sia un altro rinvio, com’è accaduto nei quattro precedenti.

La ripresa, una fenice. Il bonus Irpef ha fatto il solletico nel suo primo mese di vita. «Le misure prese fino ad oggi non hanno prodotto gli effetti sperati sui consumi e non sono state idonee a sostenere la fiducia delle famiglie, in calo anche ad agosto», ribadisce la Confcommercio di Carlo Sangalli, già deputato Dc, non nuovo alle critiche a Renzi.

Un altro colpo sotto la cintura è arrivato dal Codacons: «È il clamoroso flop del bonus da 80 euro – afferma il presidente Carlo Rienzi – Gli effetti sono stati deludenti e peggiori di qualsiasi aspettativa». Nei primi 6 mesi del 2014, si sono registrati più di 8 mila fallimenti di imprese con un incremento del 10% rispetto al 2013». Critiche che non sono piaciute al Pd che ha reagito con la vicepresidente della Camera Marina Sereni: «Sono detrattori – spiega – che non perdonono occasione per polemiche strumentali e oziose. In soli tre mesi il bonus non poteva risolvere la crisi e intertire il trend dei consumi. Bisogna guardare al medio periodo». Quando cioè il governo taglierà la spesa pubblica con la spending review.

Si resta allora in attesa che cadano le foglie in autunno, nel frattempo l’onorevole Sereni potrebbe dare un’occhiata ai dati sulle retribuzioni. A luglio i salari sono cresciuti solo dell’1,1% rispetto all’anno scorso. Per l’Istat è la crescita annua più bassa dal 1982, 32 anni fa. Anche qui siamo al minimo storico. A pesare è la flessione sulle retribuzioni contrattuali orarie nel settore dei trasporti, -0,4% su base mensile, -0,3% sull’anno. L’incrinatura della fiducia nel futuro sembra sia dovuta al contributo di solidarietà per il contenimento del costo del lavoro in Alitalia, previsto dall’accordo del 16 luglio 2014.

Pesa il blocco dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Alla fine di luglio la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 59,0% nel totale dell’economia e del 47,0% nel settore privato. Non c’è verso: chi ha i soldi, e il bonus, non li spende. Renzi risponderà: la crisi è europea. Certo, lo conferma l’indicatore Esi del «sentiment» economico dell’Eurozona e nell’Ue che ha registrato un crollo ad agosto: 97,8 contro i 100,6 nell’Eurozona (-1,2) e 104,6 nell’Ue (-1,5). «Non è una sorpresa – ha detto il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Jyrki Katainen, che si è detto «preoccupato per l’Italia» -Senza fiducia non avremo la ripresa degli investimenti».

Le soluzioni sono sempre le stesse: «riforme strutturali» per tutti. Appuntamento a metà settembre a Milano per il consiglio informale Ecofin dove il cane continuerà a mangiarsi la coda. Più che la sfiducia, può arrivare il panico.