Parigi, martedi’ 23 giugno 1959, muore Boris Vian, non ancora quarantenne, nel cinema Marbeuf, non lontano dagli Champs-Élysées, durante la proiezione privata di Sputerò sulle vostre tombe, film di Michel Gast tratto dal suo romanzo omonimo. Boris Vian inizialmente collaboro’ alla sceneggiatura del film ma a un certo punto ne prese le distanze, tanto che fece togliere il suo nome dai titoli di coda.
Il suo romanzo J’irai cracher sur vos tombes fu pubblicato nel 1946 dall’editore Jean d’Halluin, che intendeva sfruttare il successo riscosso all’epoca in Francia dai romanzi hard boiled statunitensi, con trame a base di violenza e sesso. Vian si offri’ di scriverla lui in 15 giorni un’opera del genere, e la firmo’ con lo pseudonimo di Vernon Sullivan.
La trama: Lee Anderson è un nero americano dalla pelle chiara, un albino, tanto da essere preso per bianco. Dopo la morte del fratello, ucciso da alcuni bianchi razzisti, decide di vendicarsi: bello e affascinante si introduce nell’ambiente di due sorelle (nel film una era interpretata da Antonella Lualdi) appartenenti a una bianchissima famiglia benestante, e dopo averle sedotte le uccide entrambe. Catturato dalla polizia Lee verrà impiccato.
Il successo e’ immediato, ma il direttore di un’associazione puritana, Daniel Parker, denuncia d’Halluin – che nel frattempo in tre anni ha pubblicato altri tre romanzi di «Sullivan», e il libro viene sequestrato per oscenita’ e offesa alla morale. Durante il processo Boris Vian ammette di essere lui Vernon Sullivan e viene multato di 100.000 franchi. Da quel momento la sua carriera di scrittore puo’ dirsi finita, qualsiasi cosa scriva viene stroncata irrimediabilmente da una critica tanto ottusa quanto vendicativa. Il successo negatogli in vita nella letteratura, gli arrivo’ come chansonnier nonche’ «inventore» di Saint-Germain-des-Prés. Qui sulla riva sinistra della Senna, al 33 di rue Dauphine, sorgeva il Tabou, una cantina che divenne il centro propulsore di una vita notturna satura di jazz, poesia, filosofia, Bacco tabacco e Venere. Intorno e insieme a Vian e alla sua tromba giravano sua moglie Michelle Léglise, Juliette Gréco, Anne-Marie Cazalis, Raymond Queneau e di notte in notte tutto il Gotha dell’intellettualità e dello spettacolo, Jean Cocteau, Jean Marais, Pierre Brasseur, Orson Welles, Maurice Chevalier, Humphrey Bogart e Laureen Bacall, Martine Carol, Anatole Litvak, Paul Eluard, Jacques Prévert.
Grande appassionato di jazz, aveva rubriche fisse sulle riviste Le Jazz Hot e Paris Jazz, e fu lui a portare a Parigi per la prima volta Duke Ellington e Miles Davis.
Delle sue oltre 500 canzoni la piu’ famosa e’ Le déserteur (Il disertore) pubblicata il 27 maggio 1954, giorno della disfatta della Francia in Indocina nella battaglia di Dien Bien Phu. La versione italiana più conosciuta è quella tradotta da Giorgio Calabrese e cantata da Ornella Vanoni. Negli Stati Uniti fu uno dei cavalli di battaglia di Joan Baez contro la sporca guerra in Vietnam.
Nel suo romanzo La schiuma dei giorni (1947) dedicato a Michelle Léglise, Vian prende bonariamente in giro Sartre chiamandolo Jean-Sol Partre e cambiando titoli ai suoi libri, come La nausea che diventa Il vomito. Sartre pare non se la prese, anzi fu tra i primi a riconoscere le qualita’ letterarie di Vian, ma i rapporti tra i due si fecero piu’ rari dal momento in cui, nel 1949, il matrimonio di Vian ando’ a rotoli e Michelle Léglise divenne l’amante di Sartre. Vian ebbe una seconda moglie, Ursula Kübler, una ballerina svizzera nelle compagnie di Maurice Béjart e Roland Petit, conosciuta nel 1950 a un cocktail da Gallimard e sposata nel 1954.
Da oltre 30 anni, nella casa di Boris e Ursula al 6 bis di Cité Véron, appartamento con terrazzo (condiviso con Prevert) che si affaccia sulle pale del Moulin Rouge, vive Nicole Bertolt, segretaria e amica di Ursula Kubler, sulle cui spalle e’ caduto l’onere e il piacere di gestire tutta la vasta produzione di Boris Vian. Commendatrice Squisita dell’Ordine della Grande Gidouille del Collège de ‘Pataphysique (Boris Vian era tra i Satrapi del Collegio), autrice di diversi libri sulla vita di Boris Vian (D’où viens-tu Boris?, Boris Vian Post-scriptum, Boris Vian, le swing et le verbe), in occasione dell’ultimo festival di Cannes ha annunciato che e’ stato raggiunto un accordo per portare di nuovo sugli schermi Sputerò sulle vostre tombe.

Incontrata a Parigi ne delinea i contorni

Negli ultimi due anni ci sono arrivate quasi 200 domande da parte di grosse case di produzione, di paesi differenti, per i diritti cinematografici del libro Sputero’ sulle vostre tombe.

Anche dall’Italia?

No, nessuna richiesta dall’Italia. Michel Gondry col suo film tratto dal romanzo di Vian La schiuma dei giorni ha in un certo senso aperto una porta, ma oltre a questo mi sono resa conto che spesso queste richieste facevano seguito ad avvenimenti e situazioni che in quel particolare momento destavano l’attenzione generale. E ora, purtroppo, Sputero’ sulle vostre tombe e’ tristemente d’attualita’. Si tende a dimenticarlo ma in questo libro si parla di pedofilia, di bianchi che violentano bambini neri, si parla di ricchezze enormi, di grandi proprietari terrieri bianchi e di minoranze bianche miserabili. Nel libro c’e’ un ritratto degli Stati Uniti che purtroppo e’ ancora d’attualita’, ma tocca temi che riguardano tutto il mondo.
L’opera di Boris Vian e’ molto cinematografica, e quel libro gia’ nel 1959 e’ stato alla base di un film. Una pellicola che ha fatto soffrire parecchio Vian tanto che e’ morto alla prima. Ma, e’ bene sottolinearlo, non e’ morto solo a causa del film, e’ morto anche perche’ era malato, era stanco, non ne poteva piu’, e forse anche perche’ non riusciva piu’ a trovare in se stesso nuove fonti di energia al passo coi tempi…si era all’inizio degli anni ’60, un periodo di enormi cambiamenti…

Comunque non puo’ essere una coincidenza che sia morto proprio alla prima di quel film… e’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso…

Esattamente, e’ stato qualcosa che l’ha colpito nel profondo. Ho visto quel film diverse volte, e’ un film molto francese, direi francesizzato, Vian era seduto nel cinema accanto a degli amici, uno e’ ancora vivo e ha assistito alla morte di Boris Vian. E’ Alain Goraguer, Gogo, compositore, jazzista, suonava con Vian e poi con Serge Gainsbourg, e c’era pure Eddie Barclay, e’ lui che ha portato in Francia i primi dischi a 33 giri, era un amico di Charlie Parker… e dunque c’era Eddie alla sua destra e Gogo alla sua sinistra e Boris Vian era esasperato «ma e’ una cacata!, questo film non ha niente a che vedere col mio romanzo…» era in collera e poi e’ come soffocato – ha avuto quello che si chiama un edema polmonare – ed e’ crollato per terra. Non e’ morto subito ma durante il trasporto in ospedale. Quel film, per questa casa e per me – in quanto rappresentante della famiglia Vian e in quanto gestore della sua opera – e’ sempre stato qualcosa di molto delicato e difficile, quindi quando questa produzione mi ha chiesto i diritti cinematografici, ho avuto una reazione che non avevo mai avuto prima, mi sono rivolta a Patrick, il figlio di Boris Vian, e gli ho detto: «non posso farlo da sola, ho bisogno che tu, il figlio di Boris, mi accompagni in questo progetto». Oggi Patrick ha 74 anni, ha un figlio, Cedric che ha una cinquantina di anni e una figlia, Jason detta Jazz…quindi c’e’ un filo diretto da Boris a Patrick a Cedric a Jason. Li ho chiamati tutti dicendo «ho bisogno di voi». Da parte mia credo di aver compiuto la mia missione e che attraverso questo progetto i discendenti di Vian possano riconnettersi con Boris. Patrick e’ una persona intelligente e ipersensibile, e ha subito accolto la mia domanda. Abbiamo presentato il progetto all’ultimo festival di Cannes. Poi sono successe tante cose, ho dovuto parlare con molti interlocutori per sapere come dar vita a questo progetto. E’ stato molto faticoso per me, psicologicamente. La prima cosa che mi sono detta: «questo progetto non deve essere francese». Perche’? Perche’ questa e’ stata una delle ragioni per la reazione negativa che ha avuto Boris, aveva detestato il fatto che fossero dei francesi a girare quel film, voleva che fossero americani. Ma io mi sono detta, non voglio nemmeno che siano americani, oggi come oggi se ne sarebbero appropriati e non sono sicura che ne avrebbero rispettato lo spirito. Un giorno ho avuto la fortuna di incontrare dei buoni interlocutori, una produttrice francese con un coproduttore spagnolo, catalano, e un regista nero, ma non nero americano, nero africano naturalizzato spagnolo, Santiago Zannou. Mi ha rivelato di aver letto Sputero’ sulle vostre tombe in spagnolo all’eta’ di 15 anni, e di aver iniziato a studiare da regista per poter girare un giorno questo film. Quando e’ venuto qui aveva compiuto 39 anni, l’eta’ alla quale Boris e’ morto, e piangeva…. Ho chiesto, anzi ho preteso che il film sia girato negli Stati Uniti, o tra Gli Stati Uniti e il Canada.
La produzione francese e’ Mare Nostrum di Alexandra Lebret, una grande professionista con una grande casa di produzione, un loro film e’ uscito proprio in questi giorni con protagonista Penelope Cruz, Ma ma – Tutto andrà bene di Julio Medem (2015). La produzione spagnola e’ la Morena Films (tra l’altro hanno prodotto Che di Steven Soderbergh e Comandante di Oliver Stone) e l’anno scorso hanno realizzato un documentario incredibile di un’ ora e mezza sulla Corea del Nord. Si intitola The propaganda game di Alvaro Logoria, e’ l’unico europeo ad aver avuto l’autorizzazzione per girare in quel paese, e viene fuori una cosa che nessuno sa: il braccio destro del dittatore Kim Jong-Un e’ uno spagnolo. Il documentario e’ su questo spagnolo, che vive all’ombra del presidente. E’ una storia incredibile, completamente surrealista, e’ uno spagnolo orribile, marcio, franchista, di estrema destra.

Chi saranno gli attori protagonisti?

Al momento ancora non sono stati scelti. Il film verra’ terminato in 2 anni, per la fine del 2018 o l’inizio del 2019, sicuramente per il Festival di Cannes. Santiago Zannou ha gia’ vinto diversi premi Goya in Spagna, l’equivalente dei Cesar francesi. Mi piace l’idea di fare questo film in inglese sul territorio nordamericano e ambientato nel 2016. Dopo l’esperienza che avevo avuto per l’adattamento cinematografico di La schiuma dei giorni, come consulente artistica, questa volta collaborero’ alla sceneggiatura con Patrick e Cyril Gely, e’ molto nota, ha appena fatto la sceneggiatura di Chocolat di Roschdy Zem con Omar Sy et James Thierrée. Sara’ importante lavorare bene sulla sceneggiatura e sui dialoghi perche’ il film non seguira’ letteralmente il romanzo. Se lo facessimo non durerebbe piu’ di mezz’ora. Nel romanzo ci sono poche cose, poche scene, quindi verranno aggiunte situazioni e anche personaggi, ne abbiamo gia’ parlato a lungo col regista. E’ importante parlare di questa America di oggi, un America ancora molto razzista, che ha problemi non solo con i neri ma anche con i latinos, e il protagonista, che nel romanzo e’ un nero di pelle bianca, un albino, nel film sara’ invece un meticcio haitiano-giamaicano…ma completamente americano. Vogliamo parlare dell’America di oggi.

Trattato di civismo, e’ uscito qualche mese fa, e’ il titolo che lo stesso Boris gli ha dato, all’interno c’e’ una riproduzione del manoscritto originale. Voglio dirti cosa voleva fare Boris con questo Trattato e cosa rappresenta per me. Spesso si guarda a Vian come a una persona strana, divertente, La schiuma dei giorni, Il disertore…ma a partire dal 1950 Boris Vian e’ un uomo che soffre, che riflette e che vede il mondo in maniera diversa, nella triste realta’ del dopoguerra. Subito alla fine della guerra vi era stato come un grande sospiro di sollievo, scorreva una nuova energia, tutto era magnifico, bello, buono, ma poi la sua Saint-Germain-des-Prés e’ finita, idem la sua tromba, la Francia e’ stata comprata dall’America, altre guerre in altri paesi, e la Russia, la guerra fredda, il muro di Berlino, dappertutto cose terribili, e a questo punto Boris Vian ha in un certo senso riscoperto il mondo, e ha iniziato a leggere, filosofi, Kirkegaard, Hegel…molti filosofi tedeschi, era sposato con Ursula e parlava correntemente il tedesco. Ha cominciato anche a rileggere Sartre, e Camus, aveva 30 anni, era piu’ maturo, ha iniziato a dire a se stesso che voleva scrivere un trattato per cercare di capire come poteva essere il mondo di domani. All’inizio voleva intitolarlo Trattato Orbitale, o Trattato Cosmologico – e propone, niente politici, niente istituzioni, niente esercito, che per lui sono la rovina del mondo

Una visione anarchica?

No, perche’ d’altro canto propone di costruire tanti robot cosi’ che l’uomo liberato dal lavoro possa avere il tempo per sviluppare il suo intelletto, e produrre, creare, perche’ l’uomo non e’ fatto che per questo. Per lui l’avvenire dell’uomo e’ nello sviluppo della coscienza dell’essere e nella tecnologia. Boris Vian non ha avuto mai molti soldi, e ha potuto dedicare poco tempo a questo Trattato. A sostenerlo e incoraggiarlo a portare avanti questo lavoro sono stati i patafisici. Boris l’ha iniziato, lasciato e ripreso tre volte, nel 1950-51, nel 1952-1953 e un po’ nel 1954, ma in quell’anno inizia a scrivere canzoni nelle quali si ritrovano molte cose legate al Trattato… La Java des bombes atomiques…. e il manoscritto finisce in un angolo…Vian e’ sempre ancora d’attualita’, con la sua visione che la politica non puo’ essere sopra l’uomo ma l’uomo deve prendere coscienza di se stesso e della sua creativita’ per evolvere. Sputero’sulle vostre tombe e’ la battaglia fra esseri diversi eppure identici e tutto questo va insieme con lo spirito patafisico di Boris Vian, da cui il nostro progetto di uscire l’anno prossimo con un opera sul Collegio di Patafisica e Boris Vian. Io mi sento profondamente patafisica, penso che oggi si puo’ veramente trasmettere modi diversi di pensare, e questa gente, i patafisici, come i dadaisti e i surrealisti, aprono nuove porte, nuove finestre. Ci sono sempre piu’ giovani studenti che mi vengono a trovare perche’ capiscono intuitivamente che c’e’ un altra maniera di pensare e di essere. Questo libro mi sta particolarmente a cuore, e con questo film forse significheranno la fine della mia missione – d’altronde nel 2029 l’opera di Boris Vian diverra’ di dominio pubblico. E’ come la fine di un ciclo, il mondo cambia, evolve e il pensiero di Vian si innesta in un pensiero piu’ universale, che poi e’ lo stesso di Prevert, nel quale le genti non hanno frontiere, hanno linguaggi universali. In questo piccolo libro vi sono molti elementi sfortunatamente non ripresi, non terminati, ma una cosa appare evidente, si era avvicinato enormemente al pensiero di Camus de l’Uomo in rivolta, un libro ammirevole, dove c’e’ l’uomo, semplicemente l’uomo, nudo.