Borse europee di nuovo in perdita, ieri, dopo il venerdì nero della settimana scorsa, all’indomani del referendum sulla Brexit: nonostante in mattinata i mercati asiatici avessero dato un buon segnale (chiusura in positivo per i listini giapponesi e cinesi), nel Vecchio continente gli indici sono tornati a scendere. Non con i crolli di venerdì, ma la conclusione è stata comunque pesante, aggravata nel pomeriggio dall’apertura in rosso di Wall Street.

Proprio Milano è stata la maglia nera d’Europa, chiudendo a -3,94%, e arrivando così a perdere il 30% del proprio valore da inizio anno, ai minimi dal 2012. La sofferenza italiana si è sentita soprattutto sul listino bancario: Mps (-13,3%) e Unicredit(-8%), Mediobanca (-12,7%) e Intesa Sanpaolo (-11%), bissando le performance a due cifre di venerdì. Lo spread tra i titoli italiani e tedeschi è rimasto stabile attorno a 163 punti base.

Pesanti anche Londra (-2,55%), Francoforte (-3,02%) e Parigi (-2,97%). Wall Street, al momento della chiusura dei mercati europei, era tutta in perdita: Dow Jones -1,4%, S&P500 – 2% e Nasdaq -2,3%. Male anche la sterlina, che prosegue nel suo crollo: è scesa a 83 pence nel cambio con l’euro, aggiornando i minimi da aprile 2014 toccati venerdì. Nel cambio con il dollaro, la valuta inglese è scesa a 1,317 dollari, aggiornando il minimo da settembre 1985 di venerdì.

In fortissima difficoltà i titoli delle compagnie low cost, in particolare l’inglese Easyjet che ieri ha lasciato sul campo più del 20% e abbassando le aspettative sul secondo semestre.
Intanto si moltiplicano le candidature alla sostituzione della piazza affari di Londra, tradizionale cuore finanziario d’Europa, ruolo messo in crisi dopo la Brexit: oltre a Parigi e Francoforte, si schierano Madrid e la nostra Milano. Con il neosindaco Giuseppe Sala e il governatore lombardo Roberto Maroni pronti a creare le condizioni per rendere agevole il trasferimento di operatori e capitali dal campo inglese. Ma c’è una difficoltà: Piazzaffari è infatti attualmente fusa proprio con la Borsa britannica, e una via di uscita potrebbe essere offerta dalle recenti trattative condotte dai due mercati per integrare la sede di contrattazioni tedesca.

Il Brexit è stato al centro dell’annuale simposio della Bce, quest’anno a Sintra, in Portogallo. Il governatore Mario Draghi ha aperto il raduno ieri sera, assicurando che l’Eurotower farà di tutto per sostenere il sistema bancario – probabilmente iniettando nuovi liquidi – e preservarlo così da traumi.

Assente Zhou Zhiaochuan, governatore della Banca centrale cinese, che ha già fatto sapere di monitorare la situazione da vicino e di essere pronto a intervenire, ma anche di aver bisogno di maggiori informazioni prima di decidere. Manca anche Janet Yellen, presidente della Federal Reserve statunitense, che ha cambiato i suoi programmi dopo la Brexit.

E tra gli assenti figura anche il presidente della Bank of England, Mark Carney, che subito dopo il voto ha annunciato di essere pronto a sostenere i mercati con extra fondi per 250 miliardi di sterline.