A differenza dell’ufficio comunicazione della ministra della salute Beatrice Lorenzin, quelli della Norwegian Air gli slogan li sanno fare. Non era passato nemmeno un giorno dall’annuncio del divorzio fra Brad Pitt e Angelina Jolie, che su molti media è comparso lo slogan «Brad è single» per promuovere i voli low cost da Oslo agli Usa. Come si dice, saper cogliere il momento, intercettare un pensiero diffuso, interpretare un comune sentire e saltarci sopra con la frase ad affetto che si fa notare e fa parlare di sé. Insomma, così nei giornali come nel marketing, i titoli non sono una cosa banale e bisogna saperli fare, ma per riuscirci servono libertà di pensiero, elasticità linguistica, gusto per il paradosso e la provocazione, capacità creativa, senso delle connessioni, intuito, cultura, e un po’ di esperienza.

D’accordo, inventarsi qualcosa di acchiappante sul divorzio di due star hollywoodiane è più facile che comunicare l’idea sui sani e nocivi comportamenti riguardo alla fertilità, ma il disastro comunicativo del fertility day è nato proprio da quel che si voleva dire, dal pensiero che sta alla base di quella campagna. Fissato un punto di partenza sbagliato, è stato fatale rotolare giù per la china. Se si stabilisce a priori che il mondo va diviso fra buoni e cattivi moralmente parlando, allora ci si infila in un labirinto di steccati, chiusure e pregiudizi che alla fine produce solo idee poco intelligenti.

Chi l’ha detto che i più sani e prolifici sono gli occidentali che fanno la pulizia dei denti ogni sei mesi? Se guardiamo i tassi di natalità nel mondo, al primo posto ci sta il Niger con il 46 per mille, mentre all’ultimo ci sono il Giappone, la Germania, Singapore con l’8 e Monaco con il 7, ma li si sa che non si va per partorire, ma per trascorrere una vecchiaia ben assistita. Noi italiani siamo poco più su, con il 9 per mille, e in abbondante compagnia, dalla Croazia a Taiwan. Vuol dire che tedeschi e giapponesi passano le notti a gozzovigliare, farsi le canne e ballare ascoltando musica mentre gli africani non fanno nulla di tutto ciò? Sarebbe bastato dare un’occhiata a queste statistiche per rendersi conto che la semplificazione di quella sciagurata locandina era insostenibile, al di là del color seppia e del viso afro oscurato.

La verità è che il mangiare troppe schifezze di cui i nostri supermercati abbondano, il poco muoversi, lo stress, le preoccupazioni, i pochi soldi per curarsi come si deve sono problemi sempre più diffusi nel mondo occidentale, e questo sì abbassa il tasso di fertilità. In un’inchiesta che condussi alcuni anni fa sull’uso del Viagra, un andrologo mi disse che quando cominciò la crisi del 2008 arrivarono da lui all’improvviso un sacco di manager con problemi di erezione. Le tensioni, le riunioni improvvise e fino a ora tarda, la pressione, lo stress avevano fatto saltare l’equilibrio biologico e psicologico necessario per provare desiderio e metterlo in pratica. Volendo ricorrere all’aiuto anche temporaneo della pillola blu, capitava che fallivano anche con quella. Per fare effetto, il Viagra va preso almeno un’ora prima dell’uso. Se uno prenota la cena per le 21, prende la pillola alle 20 e quando sta per uscire lo convoca il capo, il poveretto non solo salta il pasto e l’incontro galante, ma ha pure preso il Viagra per niente, unendo frustrazione a frustrazione.

E non parliamo di quello che mi hanno raccontato alcune trentenni, e cioè che il problema di molte giovani donne, oggi, è che sono sì corteggiate e magari hanno anche un fidanzato, ma che i suddetti sono sempre meno interessati a fare sesso, ma questa è un’altra storia. Forse anche per questo lo slogan «Brad è single» ha avuto tanto successo.

mariangela.mianiti@gmail.com