Entra nel vivo, in Brasile, la campagna elettorale. Il 5 ottobre, si voterà per eleggere il Presidente, il vicepresidente, i Governatori, un terzo dei senatori, i deputati federali e statali. Il terzo dibattito televisivo, organizzato dalla Conferenza nazionale dei vescovi ha messo a confronto 8 candidati in gioco per la presidenza (11 in totale) sui temi del loro programma. Al centro del dibattito, la riforma politica, la situazione economica ma anche temi sociali come l’aborto, i matrimoni egualitari, la partecipazione delle donne alla vita politica e altri aspetti che interessano il ruolo delle componenti religiose nella vita politica. Tre i candidati più in vista,l’attuale capo di stato, Dilma Rousseff, del Pt, Marina Silva, del Psb e il senatore Aecio Neves, che corre per il Psdb.

Ma la partita – che secondo i pronostici proseguirà al secondo turno – è quella fra Rousseff e Silva, che rappresenta il Psb (centro-sinistra neoliberista) dopo la morte di Eduardo Campos, lo scorso agosto. Date le coincidenze di programma tra la formazione di Neves e quella di Silva – al punto che quest’ultimo ha accusato l’avversaria di «plagio» e di profferte al suo entourage – l’ex presidente Henrique Cardoso, coordinatore di campagna del Psdb, ha annunciato che appoggerà Silva se andasse al secondo turno.

Un secondo turno che anche Rousseff sembra dare per certo, mentre continua la guerra dei sondaggi. Secondo quello commissionato all’istituto Ibope dalla Confederacion Nacional de Industria (Cni), Dilma risulterebbe sconfitta anche al secondo turno con il 40% a fronte del 43% di Silva. Per l’impresa Vox Populi, che ha intervistato oltre 2.000 persone lo scorso fine settimana in 147 città brasiliane, l’attuale presidente sarebbe invece sempre in testa ai sondaggi, con un 36% contro il 27%. Lunedì, sessanta artisti e intellettuali hanno manifestato il loro appoggio a Rousseff attraverso il manifesto “La primavera dei diritti per tutti: vincere per anvanzare”. Tra questi, il cantautore Chico Buarque e il teologo della liberazione Leonardo Boff. In precedenza, le aveva offerto appoggio la maggioranza dei rettori delle università federali, delle principali associazioni di categoria e movimenti sociali.

«Sono a rischio le grandi conquiste ottenute nei 12 anni di governo del Pt – ha detto Boff – la cosa più importante in questo momento è salvaguardare la rivoluzione democratica e pacifica che ha preso avvio in Brasile con l’elezione di Lula. Non c’è stata solo un’alternanza di governo: c’è stato un cambiamento di classe sociale. Per la prima volta, quelli che tradizionalmente sono messi al margine hanno potuto organizzarsi, fondare un partito e arrivare alla presidenza». Boff, pur critico con il governo brasiliano e con il Pt ha quindi attaccato «l’ambiguità» della candidata Silva, che si serve del suo passato ambientalista per mascherare il progetto neoliberista che ora rappresenta.

«Se Marina Silva vince le elezioni – ha dichiarato non per caso l’ex presidente Cardoso – ci sarà un forte cambiamento nella politica estera del Brasile, che avrà ripercussioni su tutta l’America latina». Il peccato di Dilma? non aver spinto a fondo sul pedale delle riforme strutturali volute dalle grandi istituzioni internazionali, che ora puntano su Silva. Quel che risulta indigeribile, per il neoliberismo dell’ex presidente Cardoso, è che il Brasile di Lula e di Dilma si sia rivolto più all’arco dei paesi progressisti dell’America latina che alla subalternità agli Usa e all’Europa. «La presidente – ha detto ancora Cardoso – si è concentrata più nel rivitalizzare il Mercosur che a firmare accordi di libero commercio con l’Unione europea, gli Stati uniti e il Giappone. La visione prevalente del governo è terzomondista e antiquata, e molti funzionari hanno il cuore troppo chavista e bolivariano».
Intanto, il Movimento dei senza terra (Mst) entra a suo modo nella campagna elettorale, esponendo cinque proposte che ruotano intorno a un’assemblea costituente. «La battaglia elettorale – dice Mst – si gioca tra il neo-sviluppismo e il neoliberismo. Non ci sentiamo rappresentati da nessuno dei due campi, ma pensiamo sia importante battere il neoliberismo e tutta la destra conservatrice che lo sostiene».