Ogni rotta di fuga va chiusa, i confini blindati, anche con l’aiuto dell’esercito. Ormai ogni giorno il governo austriaco annuncia misure nuove sempre più restrittive contro il diritto di fuga e di asilo, a tutto campo. Le ultime sull’onda della conferenza dei ministri della difesa dell’Europa centrale, orientale e sudorientale (Cedc) che si è svolta a Vienna venerdì. Assenti anche stavolta Germania e Grecia, pare per propria scelta. In cambio c’erano i Paesi cosiddetti Visigrad, Rep. Ceca, Slovacchia e Ungheria quelli che avevano rifiutato e bloccato ogni piano di ripartizione europea dei rifugiati. A questa conferenza invece l’accordo si è trovato: certo, si tratta di mandare soldati ai confini esterni dell’Ue «visto che Frontex non ce la fa» creando una nuova «mission civile e militare», ecco la proposta della conferenza, da mandare ora al confine greco ma anche in altri posti a secondo dove si sposta l’afflusso di profughi.

È quanto i convenuti hanno scritto in una lettera indirizzata a Federica Mogherini. Intanto, «visto che i confini esterni non vengono efficientemente tutelati», l’Austria agisce di nuovo da sola, «a breve metterà in sicurezza i suoi confini», ha detto la ministra degli interni Johanna Mikl-Leitner del partito popolare (Oevp) al quotidiano tedesco «Die Welt». Concetto ribadito con determinazione anche dal ministro della difesa Hans Peter Doskozil, socialdemocratico (Spoe) al Muenchner Merkur, annunciando massicci controlli al Brennero con l’intervento di soldati. Priorità massima è «garantire stabilità e sicurezza» come se le masse di disperati che arrivano ai confini fossero un pericolo.

Colpisce la mutazione di Doskozil, ex funzionario di polizia che in autunno al confine tra Austria e Ungheria mostrò un forte impegno umanitario verso i profughi, da nuovo ministro della difesa (da due mesi) è divenuto hardliner di spicco assumendo posizioni che i socialdemocratici fino a tre mesi fa avevano sempre rifiutati. «I cittadini di certo capiranno, se ci saranno code», commentano Mikl Leitner e Doskozil in piena sintonia in riferimento all’intenso flusso di turisti sull’asse del Brennero. Il governo austriaco è convinto che con l’accordo con la Turchia si intensificherà la presenza di migranti sulla rotta mediterranea. «Sappiamo che nei prossimi giorni il tempo migliorerà e che centinaia di migliaia di persone si metteranno in cammino», dice Mikl-Leitner. «In Turchia al confine con la Grecia aspettano 700.000 persone, a Istanbul ci sono 400.000 persone pronte a mettersi in cammino verso la Bulgheria».

Non deve ripetersi quanto accaduto nel 2015, quando circa un milione di profughi attraversavano i confini austriaci , e circa 90 mila chiesero asilo sul posto, ribadisce il governo austriaco che per raggiungere lo scopo aveva fissato per questo anno un tetto massimo di accoglienza di 37.500 rifugiati. Un tetto che gli stessi giuristi commissionati dal governo hanno dichiarato come incostituzionale e violazione della convenzione europea dei diritti umani. Nel frattempo però blindata la rotta balcanica e inviando truppe al Brennero il problema giuridico del tetto massimo non si porrà più, perché non potrà più entrare nessuno. A pensare solo pochi mesi fa il cancelliere austriaco Werner Faymann, socialdemocratico, accusò Victor Orban di vicinanza al nazismo per la sua chiusura verso i rifugiati. «A chi soffre e fugge da situazioni disumane dobbiamo aprire i confini», disse. Un forte movimento civile esemplare sostenne e praticò la cultura dell’accoglienza. Metà gennaio la svolta di 360 gradi di Faymann arreso alla linea dei popolari.