Questa notte, alle ore 2.30, è morto Bruno Amoroso, economista, allievo di Federico Caffè, Emerito dell’Università di Roskilde, in Danimarca. Da anni combatteva con una grave forma di anemia e per questo aveva deciso di ritirarsi a Copenaghen dove aveva insegnato e vissuto per molto tempo e fondato il Centro di ricerche “Federico Caffè”.

Intellettuale coerente e intransigente senza mai indugiare al compromesso in ribasso, Amoroso aveva, tra i primi economisti, denunciato i rischi della globalizzazione ed era tra i più critici nei riguardi dell’attuale Unione europea.

Da poche settimane era uscito il suo ultimo libro, Memorie di un intruso (Castelvecchi) (recensione sul manifesto del 27 settembre), dove ripercorre la sua vita: dall’attivismo nel Pci durante gli anni della sua infanzia e adolescenza, fino a al ritiro da ogni forma di politica attiva. In una recente lettera scritta dalla Danimarca – praticamente il suo testamento politico – parlando del suo libro, Amoroso prende commiato da ogni speranza politica: «È la storia della mia vita che inizia negli anni Trenta e si conclude ora con la mia decisione di mettere un punto finale al racconto.

Non è un libro di Storia, ma la storia vista e vissuta attraverso i miei ricordi, esperienze, in ogni sua fase: dai ricordi di guerra e dell’infanzia; da chierichetto a giovane comunista, all’esplosione delle nuove amicizie, la scoperta delle mie radici, gli anni della speranza nel partito e nel sindacato, la mia nuova comunità negli anni Sessanta, e le sconfitte politiche e personali con la nascita del riformismo.

Poi la ricerca di altri percorsi di vita possibili con la partenza per Copenaghen, Ricomincio d’accapo, momenti di dialogo e di passione, l’America e il Vietnam. Fine di un’esperienza: quei sacchi di sabbia vicino alla finestra.

Se ne parlava solo tra amici e fu così che si cementò l’amicizia e l’affetto con Federico Caffè, Pietro Barcellona e pochi altri. Un testo, il mio, costruito lungo il percorso degli affetti di una vita, e nel quale aleggia l’interrogativo: dove e quando abbiamo sbagliato e cerco di darmi delle risposte. Un altro mondo è possibile? Si certo, quello trionfante della barbarie al quale possiamo opporre solo: not in my name!».

Una notizia tristissima

Dopo un paio di mesi di strenua lotta contro la leucemia e le sue conseguenze, Bruno Amoroso è morto. Abbiamo perso un maestro ed un compagno insostituibile. Davvero ora siamo più poveri ed un po’ più soli di fronte alla devastazione della globalizzazione che lui per primo decenni fa analizzò lucidamente definendola Apartheid globale. Non credo di essere il solo a sentirmi così.

Nino Lisi