Il «Premio cittadino europeo 2016» verrà assegnato anche all’attivista Nawal Soufi, 27enne italiana di origini marocchine: la «Lady Sos» dei migranti alla deriva nel Mediterraneo che negli ultimi mesi si è occupata in Grecia dell’esodo dei profughi siriani.
La cerimonia ufficiale è in programma il 23 settembre negli Archivi storici dell’Ue a Firenze, mentre tutti i vincitori saranno all’Europarlamento di Bruxelles in ottobre. In Italia la giuria ha scelto di premiare anche la Fondazione Archè, l’Opera per la gioventù La Pira e l’associazione Pegaso.

Nawal Soufi è da sempre impegnata nelle attività sociali. Studentessa di Scienze politiche e mediatrice culturale a Catania, è «Mama Nawal» per i siriani che ha contribuito a salvare. È andata ad Aleppo a portare aiuti umanitari: da allora il suo numero di cellulare si è trasformato in una sorta di «passaporto d’emergenza» per i migranti. Nell’estate 2013 la prima chiamata dal mare: un uomo chiedeva soccorso per le 500 persone che rischiavano di affondare. Lei ha allertato la Guardia Costiera e da quel momento il telefono di «Lady Sos» squilla.

«Quando mi chiamano gridano che stanno affondando, che i bambini piangono, che stanno imbarcando acqua, che hanno paura e non sanno nuotare. Solo urlando più forte di loro riesco a spiegare come comunicarmi le loro coordinate in mare…». Così ha contribuito a salvare più di 20 mila migranti sulla rotta dell’Europa.

A marzo, nell’aula di Bruxelles, Nawal Soufi si è presentata con in mano calze da donna e due bottiglie d’acqua: «Il salvagente dei profughi cui gli scafisti rubano tutto». E ha parlato di Olocausto: «Il Mediterraneo è il campo di concentramento dove ogni giorno le persone muoiono. La caratteristica che ci unisce all’epoca del nazifascismo è che facciamo finta di nulla».

La storia di Nawal Soufi è raccontata da Daniele Biella in L’angelo dei profughi (Edizioni paoline, pagine 152, euro 13).