E la figuraccia ora è mondiale. Decisamente peggiore della deludente spedizione italiana guidata da Cesare Prandelli ai Mondiali in Brasile. Perché la Fifa non ha preso bene la gaffe sugli extracomunitari del candidato alla presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio. L’homo novus del calcio italiano, capo della Lega nazionale dilettanti che ha l’appoggio delle società di Serie A e B per salire sullo scranno della Figc nell’assemblea del prossimo 11 agosto, per «riformare» il calcio. E che, durante il suo discorso programmatico spiegava che «in Italia arrivano stranieri che prima mangiavano banane e da noi sono titolari».

Dopo un flusso ininterrotto di voci contro Tavecchio diventato virale attraverso i social media travolgendo anche le Istituzioni, nel silenzio assordante dei presidenti dei club che ragionano con il portafogli lasciando l’etica e il rispetto a casa, la Fifa ha avuto da ridire su «Opti Poba che mangiava banane e poi giocava con la Lazio in Serie A». Anzi. In una lettera spedita alla Figc, la Federcalcio internazionale chiede «di adottare le misure appropriate per indagare e decidere sulla questione e riferire successivamente alla Fifa». Un atto dovuto, certo. Con foglietto delle istruzioni: calcio italiano commissariato e umiliato. E commissariato anche il Coni e il suo presidente Giovanni Malagò, il dirigente che avrebbe dovuto tirare fuori l’Italia sportiva dalla palude, assieme alle quattro Leghe silenti di fronte allo scandalo.

Per lui mani legate, come il premier Renzi, pena l’intervento della Fifa che mai ha gradito l’intervento della politica nel pallone, specie nei suoi affari. Mentre ha alzato la voce per esprimere il dissenso il presidente dell’Associazione calciatori, Damiano Tommasi. Con Tavecchio che tira dritto, si difende dall’accusa di razzismo, convinto del sostegno dei pezzi da Novanta del pallone italiano. Senza dimenticare che dall’altra parte dell’Atlantico Donald Sterling, patron dei Los Angeles Clippers, franchigia Nba, è stato squalificato a vita dalla Lega e multato di oltre 2,5 milioni di dollari per aver detto alla fidanzata «non mi portare dei negri al campo». Con le parole di Tavecchio che «hanno allertato la Task Force della Fifa contro il razzismo e la discriminazione e il suo presidente Jeffrey Webb», scrive la Fifa, spiegando che nella missiva ha ricordato alla Federcalcio italiana che la lotta contro il razzismo è di massima priorità». Aggiungendo che nel 2013 il Congresso della Fifa ha deliberato all’unanimità una decisa risoluzione nella lotta contro il razzismo e la discriminazione che, tra le altre misure, ricorda alle Federazioni associate l’obbligo di mettere in campo ogni sforzo per eliminare razzismo e discriminazione nel calcio. In quell’occasione, la Fifa «ha inoltre sottolineato che ai dirigenti della comunità calcistica spetta un ruolo di modelli nella lotta al razzismo». E in attesa della risposta della Figc, che dovrebbe arrivare entro due giorni, si iscrive al dibattito che fa danni incalcolabili al calcio italiano anche la Commissione europea, sottolineando attraverso il suo portavoce che che «la non discriminazione è la pietra angolare della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea» e che quindi «il razzismo e ogni altra forma di discriminazione non devono avere posto nel calcio». Dunque, i pezzi grossi del calcio internazionale e non solo si sono interessati alla triste vicenda italiana. Con il caso che diventava politico, scaldando anche la tastiera dello smartphone del presidente del consiglio Matteo Renzi che tweetava sull’autogol di Tavecchio, per poi chiarire di rispettare il ruolo della Figc. Mettendo nei guai i presidenti di Serie A – esclusi quelli di Roma e Juventus – che tirano da giorni la volata a Tavecchio. E che dopo le dichiarazioni razziste del candidato alla presidenza Figc prima si sono rinchiusi nel mutismo per poi provare a sfumarne i contenuti.
In primis, il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Ma nelle ultime ore, complice anche la posizione contraria assunta da alcuni quotidiani di peso come La Gazzetta dello Sport che ha chiesto il passo indietro di Tavecchio, anche tra i patron ha preso corpo la fronda contro il presidente della Lega nazionale dilettanti. Prima la Fiorentina, poi la Sampdoria, poi il Cesena.

Mentre i numeri uno di Empoli e Sassuolo promettevano di discutere del caso Tavecchio in occasione della compilazione dei calendari della nuova stagione di A e B. E con l’ipotesi commissariamento, unica arma nelle mani di Malagò, che incontrerà sia Tavecchio che Demetrio Albertini giovedì. In caso di commissariamento, ha preso quota la candidatura di Giulio Napolitano, il figlio del presidente della Repubblica. Forse un sospiro di sollievo per lo sport italiano. Di sicuro, l’ennesima occasione persa.