Il referendum contro la buona scuola si terrà nel 2017. Sarà inserito in un ventaglio di quesiti contro lo Sblocca Italia, il Jobs Act, le riforme costituzionali e le principali decisioni dei primi 18 mesi di governo Renzi. La raccolta firme partirà nella primavera del 2016. La redazione dei quesiti è stata affidata, tra gli altri, al costituzionalista Massimo Villone. La decisione è stata presa dall’assemblea nazionale del movimento contro la «Buona Scuola» alla quale domenica scorsa hanno partecipato 350 persone (oltre a 50 persone via streaming) in rappresentanza di un centinaio di sigle: tutti i sindacati del settore (Flc-Cgil, Cobas e Unicobas, Cisl e Uil Scuola, Gilda e Snals e altri); parte delle associazioni attive nel mondo della scuola (dal Comitato Lip a Gessetti Rotti, dagli autoconvocati ai coordinamenti dei genitori, le «Cattive maestre»), gruppi facebook (Non uno di meno o Sostegno il sostegno), gli studenti Uds, quelli universitari di Link, la rete StudAut; poi i ricercatori «non strutturati» e i professori universitari (Conpass), il movimento per l’acqua pubblica; sindacati come la Fiom e partiti come Sel, Cinque Stelle, Rifondazione. Hanno partecipato anche l’ex Pd Stefano Fassina secondo il quale «le commissioni legislative possono ancora esprimere pareri contrari sui decreti attuativi» e Alfredo D’Attorre, deputato Pd, contestato per la sua appartenenza al Pd. «La contestazione è molto diffusa nella base del Pd – ha detto D’Attorre – La riforma mette in discussione i valori della Costituzione».

La via referendaria, già intrapresa da «Possibile» di Civati e dal gruppo “leadership per la scuola”, non riscuote grandi entusiasmi nel movimento. Il problema non è raccogliere le firme (500 mila in tre mesi tra due anni) ma raggiungere il quorum, sconfiggere l’astensionismo, creare una vasta mobilitazione che imponga un segno di discontinuità politica generale. Non proprio questioni all’ordine del giorno in un momento di «bassa» a sinistra dove semmai si moltiplicano ipotesi politiche concorrenti, mentre il movimento Cinque Stelle presidia saldamente lo spazio dell’opposizione e prova a lanciare iniziative come gli ordini del giorno che impegnano le giunte regionali contro la riforma della scuola. Il movimento punta sulla propria autonomia e scommette sulla crescita di altre mobilitazioni dal basso durante l’autunno contro le politiche del Partito democratico.

Oltre al referendum, è stato annunciato da subito il boicottaggio dei comitati di valutazione attraverso mozioni votate dai collegi dei docenti, prevista una «notte bianca» della scuola il 23 settembre una «notte bianca» della scuola e una manifestazione nazionale. C’è anche la richiesta di un nuovo sciopero generale. Ripartirà il percorso per ripresentare la legge di iniziativa popolare «Per la buona scuola per la Repubblica» («Lip»). Un’agenda politica fittissima che si intreccerà con la mobilitazione delle Rsu – primo incontro previsto a Roma l’11 settembre – e le altre iniziative unitarie dei sindacati, tra cui ci sarebbe un ricorso alla Consulta contro alcuni punti incostituzionali della riforma. ro. ci.