I camionisti, abitanti e lavoratori di Calais, che lunedì hanno bloccato l’autostrada A16 per denunciare i «danni economici» dovuti alla presenza dei migranti della «giungla», hanno sospeso la protesta dopo che il ministro degli Interni, Barnard Cazeneuve, ha assicurato che il campo verrà definitivamente smantellato «entro l’anno» (ma il governo deve aspettare una decisione del Consiglio di Stato sulla legalità della distruzione dei «luoghi di vita» nella parte nord della «giungla», dopo la sentenza del 12 agosto scorso del tribunale amministrativo di Lille che l’ha dichiarata illegale).

Cazeneuve ha promesso per l’immediato l’invio di un maggior numero di poliziotti sul posto. Martedì è arrivata inoltre la conferma da Londra sul prolungamento del muro lungo la strada che raggiunge il porto di Calais, malgrado la Brexit. Il ministro dell’Immigrazione, Robert Goodwill, ha affermato che i lavori inizieranno questo mese.

L’accordo tra la Francia e la Gran Bretagna per il prolungamento del muro risale al marzo scorso: il finanziamento dei lavori per la nuova barriera (che sarà «vegetalizzata») – 2,7 milioni di euro – rientra nel pacchetto di 17 milioni di sterline (20,2 milioni di euro) stanziati da Londra per rafforzare le strutture anti-migranti a Calais. «Un progetto costoso e inutile» per le associazioni che si occupano di migranti. Il muro viene costruito per impedire ai migranti di intralciare lo scorrimento dei camion verso il porto di Calais (ogni anno 1,9 milioni di veicoli percorrono questa strada). Una rincorsa tragica, che ha causato anche dei morti, mentre ogni notte decine di migranti riescono comunque a passare dall’altra parte della Manica.

Per la Francia il muro rientra in un dispositivo più complesso. La chiusura della «giungla» di Calais è difatti legata a doppio filo all’iniziativa del comune di Parigi, di aprire – probabilmente all’inizio di ottobre – un capo umanitario che rispetti le norme dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, il primo di questo tipo in Francia.

L’iniziativa è della sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che ha forzato il governo ad accettare. L’architetto Julien Beller, che è già intervenuto per dei campi Rom ed è uno specialista del recupero di zone industriali smantellate, ha previsto una ristrutturazione «leggera» di un ex magazzino abbandonato della Sncf (ferrovie), nel XVIII arrondissement. Potranno venire accolte, al massimo, fino a 600 persone. Sarà dedicato agli uomini soli, che troveranno un centro di accoglienza sotto un tendone gonfiabile, con attorno otto «isole», con stanze e servizi igienici, per ospitare una cinquantina di persone ciascuna. Per le famiglie, è invece prevista la costruzione di un’altra struttura, a Ivry, dove verranno trasferite dopo essere passate dal centro di accoglienza del XVIII arrondissement. Il campo di Parigi è previsto per un’accoglienza molto temporanea, una settimana al massimo, prima che i migranti siano destinati ad altri centri, sparsi in tutta la Francia, a seconda della loro situazione (richiedenti asilo e non). «È un palliativo agli accampamenti per strada», ha precisato l’assessora alla solidarietà, Dominique Versini, per evitare le violenze degli sgomberi, che si susseguono da mesi nella capitale. Il funzionamento del campo parigino è così legato all’impegno dello Stato ad aprire nuovi centri di accoglienza altrove.

Sono necessari nell’immediato almeno 6mila posti. Ma la popolazione è sempre più ostile, le presidenziali che si avvicinano non favoriscono decisioni umanitarie, con una deriva a destra sempre più forte.

Due giorni fa, per esempio, un centro che doveva entrare in funzione nell’Essonne (periferia sud di Parigi), è stato incendiato. Il campo parigino è previsto per restare aperto un anno e mezzo-due anni, perché l’area ex-Sncf sulla carta è destinata a un campus universitario. Il costo globale è valutato 8,6 milioni di euro. Il governo ha stanziato anche dei soldi per ampliare la sperimentazione di accoglienza di rifugiati in famiglie francesi, che potrebbe riguardare un migliaio di persone.