Sotto i folti ricci si è installato un plotone di bolscevichi, «trotzkisti» puntualizza mentre pranziamo in un ristorante romano. Nella piazza Rossa di Mosca è stato arrestato dalla polizia perché ritratti le sue idee, così nel nuovo video che accompagna Avrai ragione tu nuovo singolo del suo ultimo album Museica che si è portato a casa oltre a un disco di platino anche una prestigiosa Targa Tenco come «miglior disco 2014» che gli verrà consegnata questa sera. Caparezza comunista? «Nel dubbio preferisco l’ideologia al ‘cognomismo dei giorni nostri’dice. Insomma meglio comunisti che renziani, grillini…. Tra realtà e finzione la testa di Michele Salvemini in arte Caparezza vola alto, tra molti mondi. Destinazione preferita chinatown , la città dell’inchiostro, della scrittura prodigio di salvezza, «basta un foglio bianco altro che Freud» come spiega l ‘omonima canzone. Album autoprodotto che scoppia di canzoni -per alcune non c’era più posto- e temi, concepito come audioguida al proprio museo personale museica.
Intanto sono ricominciati i concerti del cantautore rapper di Molfetta lungo lo stivale, dopo una parentesi «live» prima europea e poi americana. Reduce di un tour prima europeo e poi americano lo abbiamo incontrato a Roma, pochi giorni dopo.

Hai vinto la targa Tenco
È un premio che mi fa davvero piacere ricevere a differenza di altri pensati solo per avere un artista o qualcuno di popolare in un certo posto. Qui c’è una giuria di giornalisti, persone che non ho pagato per ottenerlo. Mi inorgoglisce perché ho messo l’anima per fare questo cd e credo che sia piuttosto complesso rispetto a molte cose che ascolto in giro.

Lo spunto del disco sono alcuni capolavori dell’arte moderna e non dal sociale e dalle difficoltà del reale così come ci hai abituato. Perché?
A 41 anni sentivo la necessità di concentrarmi su qualcosa che mi piacesse. Siccome sono una persona particolare, e raramente mi piacciono le cose, ho una visione della vita, anche sorridendo, piuttosto negativa. Tutto ciò che di positivo mi colpiva era di origine creativa, letteratura, cinema, danza, musica pittura. A mettermi in crisi le mie lacune sulla pittura che ho voluto colmare studiando e visitando musei. Lì ho avuto le mie folgorazioni, le mie sindromi di Stendhal.

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Le situazioni difficili, la rabbia da elaborare. Questo motore non c’è più?
Questa cosa c’è sempre, la mia scrittura è reazionaria, uso una brutta parola. Reazionaria, nel senso che ricevo qualcosa che mi infastidisce e reagisco di conseguenza. Io che non ho questa visione edificante dell’essere umano in generale trovandomi di fronte a queste opere che mettono in risalto la figura umana, salvano la figura stessa, capovolgendo la mia visione generale del mondo. Non che sia meno catastrofista di prima, però sicuramente più solare.

La scintilla iniziale di museica è partita da Van Gogh. «..fai la coda per lo smartphone, tu sei pazzo Mica van Gogh» recita la canzone. 

Alcuni aspetti della parte che critico (i ragazzi messi a confronto con il pittore, nda) sono anche miei e di molti di noi. Mi ha colpito la genialità di Van Gogh, la sua ossessione per l’arte che era per lui qualcosa di più, il suo espressionismo, il punto di vista personale nelle sue raffigurazione. In particolare La natura morta con bibbia per la sua rappresentazione dei due mondi inconciliabili tra padre e figlio: la bibbia del padre al centro, aperta, e il volume di Emile Zola ‘La gioia di vivere’ che Vincent non doveva leggere chiuso in un angolo. Ho pensato che non poteva certo essere l’opera di un folle, ma di una persona con una lucidità spiccata e sensibilità molto alta.

In quali aspetti di Van Gogh ti identifichi di più? 

Credo nell’ossessione, quella che mi porta forse ad essere intrattabile durante la preparazione dei dischi. L’ossessione della ricerca, di come viene un pezzo, la paura di non essere accettato, giudicato, che era un po’ la sua, di non essere capito, di venire recensito in malo modo, come I mangiatori di patate che furono recensiti come un quadraccio.

‘Comunque dada’ è la canzone più didattica dell’album, spiega alla perfezione cosa era quel movimento… 

Il dadaismo mi ha folgorato, è diventato una mia piccola ossessione. Tutto, dal contesto storico dei dadaisti al loro rifiuto di andare in guerra per ritrovarsi poi in un territorio neutrale a Zurigo. Creare un arte che distruggesse l’arte mentre fuori si distruggeva l’umanità. Questo ripartire da zero, un percorso che è nato e poi morto, perché non poteva reggere. Sono i padri dell’arte moderna, trovo geniali le loro intuizioni. A me piace poi molto l’idea del disertore, la trovo molto patriottica. Perché in fondo il disertore decide di non patteggiare per quella parte di patria, per quel modello di patria, mettendo a rischio e pericolo la sua vita. Anche chi va in guerra rischia la vita, però lo fa con tutti gli onori del caso, mentre il disertore viene sempre visto come un vile. Non c’è niente di vile nell’avere la consapevolezza che la vita è una sola, è piuttosto raziocinio. Hugo Ball che si inventava le parole ha molto più senso dell’intera arma bellica. Mi sono innamorato del dadaismo, ma mi sono reso conto che non poteva sopravvivere, doveva diventare altro..

‘La mia testa nei morsi di gogna, i sensi di colpa nei sorsi di cognac’ in Fai da tela. Stupisce leggere queste parole pensando ai tuoi successi sempre crescenti, al pubblico che ti adora.

In quel testo mi riferisco ai giudizi. Non tutti sono dei miei estimatori, c’è chi mi critica mosso da pregiudizio. Lo sconforto è anche se qualcuno mi ha ritenuto non meritevole delle attenzioni che ricevo. Sono stato oggetto di critiche feroci da parte di gente che fa rap in Italia, semplicemente perché ritengono il genere ‘di loro proprietà. L’unica ancora di salvezza, al meno per me, è rassegnarmi: l’essere umano è fatto così. A volte deve distruggere, ecco perché dico fai da tela.

So che in passato hai dovuto subire attacchi ed offese pesantissimi. E’ una ferita rimasta aperta? Nel Sogno eretico, tuo album precedente, quella tematica era sparita 

Ha cambiato pelle, perché in Giordano Bruno comunque parlavo anche dei suoi tormenti in maniera diversa, l’eretico che viene bruciato per le sue idee per saziare la fame di violenza e di vendetta del pubblico. L’esposizione sulla pubblica piazza. È questo essere oggetto di violenza, anche di scherno, è una ferita sempre aperta. Si creano mitologie intorno a te quando diventi popolare. Col web poi è esponenziale: si leggono dei commenti in rete agghiaccianti. Una forma di odio che non posso far finta che non esista, al limite la metabolizzo.

Parliamo di una tua canzone diventata cult Eroe, forse la più bella canzone sul lavoro moderna. Per Renzi gli eroi sono gli imprenditori… 

Io sostengo che gli operai siano alla base di tutto. Sono gli operai che fanno in modo che esista l’imprenditore. Un imprenditore senza operai non può esistere. Mentre può esistere una fabbrica senza imprenditori se gli operai si autogestiscono….

Cosa pensi dell’abolizione dell’articolo 18 voluto dal governo Renzi 

È possibile che io abbia dei limiti cerebrali ma proprio non riesco a capire che relazione ci sia tra la crescita di un’impresa e il licenziamento di un operaio bisessuale, o comunista, testimone di Geova, con la «erre» moscia. Perché licenziare un lavoratore per futili motivi dovrebbe portare un’impresa a crescere economicamente. Perché pagargli una buona uscita dovrebbe essere più remunerativo che integrarlo?

Chiudiamo con la Puglia. Hai mai pensato di fare un’ opera rock sulle sue criticità, come le bombe chimiche di Molfetta, la minaccia trivelle, il quartiere Tamburi.

No, non ho mai pensato di fare un’opera rock sulla Puglia. Sento di aver già messo in luce le contraddizioni della mia regione per cui sarebbe poco stimolante per me tornare ad affrontare l’argomento. Continuerò a farmi guidare dalla mia «luccicanza» come in Shining, giusto per fare un esempio rassicurante.