In Venezuela, sventato un tentativo di golpe contro il governo di Nicolas Maduro. Gli analisti Cia avevano visto giusto, anticipando una situazione di proteste e rischio di violenze. E pour cause, secondo Maduro, visto che all’origine del tentativo destabilizzante, vi sarebbero – come da copione – gli Usa. Si è trattato – ha spiegato il presidente socialista – «di un tentativo di servirsi di un gruppo di ufficiali dell’aviazione militare per provocare un attacco, un attentato». Un piano denominato “Operazione Gerico” che prevedeva di bombardare, oltre al palazzo presidenziale di Miraflores, a vari ministeri e al municipio della capitale, anche la televisione Telesur, sempre al centro degli attacchi violenti dell’estrema destra di opposizione.

I computer degli ufficiali arrestati, che sarebbero stati in relazione con un deputato della destra, hanno rivelato i termini del piano e gli obiettivi. Parte degli attacchi avrebbero dovuto essere portati da un aereo Tucano, proveniente dall’estero (quelli nel paese non sono operativi) e guidato dal primo tenente, Antich Zapata, «in contatto con l’ambasciata degli Stati uniti». Un piano in diverse fasi che contemplava soprattutto l’assassinio di Maduro.

Subito, gli alti comandi militari hanno espresso sostegno al governo: «La Forza armata nazionale ribadisce il suo appoggio e la lealtà al presidente Nicolas Maduro e alla Rivoluzione bolivariana, e riafferma il suo impegno con la costruzione e la volontà del popolo, in linea con i principi del Plan de la Patria nella costruzione del socialismo», ha dichiarato il ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez e ha ribadito che le Forze armate sono unite, e «rigettano qualunque atto di barbarie, perché un paese non si costruisce sulla violenza».

Intanto, come un anno fa – quando le feroci proteste dei gruppi oltranzisti provocarono 43 morti e 800 feriti – l’estrema destra ha ripreso gli scontri di piazza contro il governo, fidando in una nuova escalation prima delle elezioni di dicembre. E già si contano otto feriti