Caro Beppe,

più di un anno fa ti avevo chiesto una mano per far discutere dal Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per l’interruzione delle terapie, la legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico, che abbiamo depositato come Associazione Luca Coscioni, Exit, Uaar, Radicali italiani, Amici di Eleonora Onlus e Certi diritti a settembre 2013.

Il 19 marzo 2015, Carlo Troilo – il cui fratello Michele si suicidò per terminare la condizione divenuta insopportabile di malato terminale – ha convocato con noi, presso una sala del Parlamento tutto il giorno dalle 9.15, un incontro delle associazioni “A buon diritto” e Luca Coscioni” con l’obiettivo che la Camera finalmente discuta la legge popolare, come richiesto alla stessa data dell’anno scorso da parte dell’allora presidente Napolitano. Interverranno giuristi come Vladimiro Zagrebelsky, esponenti governativi e parlamentari, i leader radicali Bonino e Pannella.

Ad oggi, dopo tre settimane dal nostro invito, non siamo riusciti ad ottenere la disponibilità di presenza da parte di un rappresentante del Movimento 5 Stelle. Da notare che nel 2014 avevamo incontrato i membri della commissione affari sociali della Camera dei Deputati e il vicepresidente Di Maio, in aggiunta a colloqui telefonici (su tua indicazione) con Paola Taverna, per sottolineare l’urgenza, che ci era parsa del tutto condivisa, di non lasciar attendere ancora la legge popolare. Una legge che è stata sottoscritta da diversi cittadini anche parlamentari eletti col M5S come Cancelleri, Dadone, Di Battista, Giordano, Mantero, Pepe, Prodani e Sarti.

Caro Beppe, so bene che si tratta di un tema delicato, che mal si presta a ordini di scuderia. So anche che il vostro movimento ha sollevato la questione della trattazione delle leggi di iniziativa popolare nell’ambito del dibattito sulla riforma del regolamento. Il vostro Toninelli ha partecipato a un nostro incontro per l’affermazione della Costituzione laddove prevede che «il popolo esercita l’iniziativa delle leggi». L’ «iniziativa», non il «deposito burocratico».

Siamo però arrivati a un punto in cui la questione della legge popolare sull’eutanasia è divenuta di una gravità del tutto peculiare ed eccezionale. Non esiste, infatti, altra proposta popolare che corrisponda a una realtà sociale tanto diffusa e tanto devastante sul corpo vivo di decine di migliaia di persone e, al tempo stesso, tanto negletta da parte dei politici; una realtà che corrisponde a un consenso popolare solido (dal caso Welby ad oggi tutti i sondaggi confermano che la maggioranza della popolazione è favorevole a una regolamentazione dell’eutanasia) nonostante l’assenza di un vero dibattito televisivo e meno che mai parlamentare.

Caro Beppe, tante volte hai spiegato che la vostra trasformazione in soggetto elettorale fu una scelta dettata dall’incapacità del parlamento di trattare le vostre iniziative popolari di allora. Ora però in parlamento ci siete, e non in pochi. Uno di voi, Roberto Fico (abbiamo invitato anche lui il 19 marzo) presiede quella commissione di Vigilanza che dovrebbe provare ad assicurare il dibattito sulle libertà civili nel nostro Paese, anche se non si può avvalere dei dati del nostro Centro d’Ascolto al quale si impedisce di operare. Anche i gruppi di opposizione – va sottolineato – hanno il diritto di porre un limitato numero di questioni all’ordine del giorno del parlamento. Potete deciderlo, se volete.

La domanda dunque è, caro Beppe, perché non ti batti e non vi battete, ma davvero, affinché quella proposta di legge popolare sia discussa? Vieni direttamente tu all’incontro del 19 marzo, anche se non fossi d’accordo nel merito della proposta saresti graditissimo ospite certamente in grado di smuovere le acque. Se non puoi venire, prendi comunque una iniziativa, usa la possibilità che hai di parlare a milioni di persone. La richiesta di non mandare al macero i milioni di firme sulle leggi di iniziativa popolare e in particolare quelle sull’eutanasia non può essere soltanto una “posizione” (condivisa a parole da tutti), ma deve diventare una “lotta” non solo nostra, anche attraverso azioni eclatanti che tu stesso e i vostri parlamentari potete intraprendere. Forse non ne hai bisogno (un poco credo di sì), ma se tu ritenessi utile l’esperienza e il consiglio dei quattro gatti radicali, cacciati dal parlamento e da ogni istituzione, sai dove trovarci.