Oltre a quella di Landini, c’è almeno un’altra coalizione sociale in campo. Si chiama «Coalizione 27 febbraio» e raccoglie la solidarietà intra-professionale tra categorie come gli avvocati (Mga) e i difensori di ufficio (Adu), i freelance di Acta, i parafarmacisti Fnpi, gli archivisti di Archim, gli architetti di Iva sei partita, il Comitato professioni tecniche (Ingegneri e architetti), i geometri «Geomobilitati», Assoarching, il Comitato per l’Equità fiscale, Inarcassa Insostenibile e No Cassa Edile. Ci sono gli studenti della Rete della Conoscenza; Stampa Romana, il sindacato dei giornalisti del Lazio; la coalizione dello «sciopero sociale», una rete che raccoglie attivisti e centri sociali. Esperienze eterogenee che formano una coalizione inedita nella storia del lavoro indipendente in Italia: quella tra autonomi e precari. Una pluralità di voci che si sente rappresentata da una parola di uso ormai comune. Tra loro si riconoscono in qualità di attori di una «solidarietà inter-categoriale e inter-professionale», «uno strumento decisivo per risolvere problemi comuni». Una «carovana dei diritti» organizzerà iniziative davanti alle rispettive Casse previdenziali per chiedere equità sociale e un «nuovo mutualismo».

Il nome della coalizione questi autonomi e precari lo hanno preso dalla data, il 27 febbraio, del primo speakers’ corner indetto a Roma dalla Mobilitazione generale degli avvocati (Mga) contro l’iniquità fiscale e previdenziale della Cassa Forense Nazionale. Insieme, il prossimo 24 aprile, manifesteranno sotto la sede centrale dell’Inps all’Eur a Roma. Scriveranno una lettera aperta, e un incontro, al neo-presidente Tito Boeri chiedendo una previdenza equa, una fiscalità sostenibile e un welfare universale. Tra le rivendicazioni c’è quella della riforma dell’aliquota della gestione separata dell’Inps al 24% per autonomi e freelance; il diritto alla malattia, alla maternità e un reddito di base per tutti; una «pensione minima di cittadinanza» indipendente dal montante contributivo accumulato e lo sblocco delle indennità dei tirocinanti della «Garanzia giovani». «L’Inps è il simbolo delle storture del sistema contributivo che ha fatto saltare ogni logica solidaristica tra le generazioni, i lavori e le professioni, come si può vedere anche nelle singole casse professionali che impongono minimali contributivi inaccessibili per decine di migliaia di autonomi ordinisti. Per questo ci vuole una riforma solidale e mutualistica della previdenza, insieme a un taglio delle super-pensioni e un’imposta progressiva sui patrimoni» sostiene Francesco Raparelli delle Camere del lavoro autonomo e precario di Roma (Clap).

Una delegazione della coalizione 27 febbraio ha partecipato sabato scorso all’incontro sulla coalizione sociale proposta da Maurizio Landini. «L’apertura della Fiom è molto interessante – continua Raparelli – È fondamentale che il lavoro autonomo e il precariato siano il centro e non la periferia delle coalizioni. Parliamo di mondi diversi che non hanno bisogno di semplificazioni rappresentative, ma di pratiche politiche che rispettino il loro pluralismo irriducibile». All’incontro con la Fiom c’era anche Davide Gullotta, presidente dei parafarmacisti italiani: «Coalizione sociale mi piace perché rompe gli steccati tra operaio e partita Iva, tra classe operaia e ceto medio. Mi sembra rispecchiare l’immagine di cittadini che si ritrovano davanti ad uno Stato che è diventato nemico di chi vuole lavorare e fare la propria professione». Gullotta vive in Sicilia. «Qui noi non abbiamo fabbriche, i giovani vivono con contratti atipici o con la partita Iva, svolgono lavori molto diversi dal posto fisso o da un impiego al ministero». Quanto ai parafarmacisti si scontrano con una realtà nota a chi ha investito sui saperi, o sul proprio lavoro. «Siamo gli unici professionisti iscritti ad un ordine che non possono esercitare liberamente la propria professione. Le farmacie sono ereditarie o accessibili solo ai grandi capitali. Una situazione che anticipa quello che sta accadendo ad altri professionisti. Oggi è il censo a determinare chi può lavorare in Italia».

«Tra le professioni e il precariato le battaglie sono le stesse – sostiene Angelo Restaino, presidente degli Archivisti in movimento – Per il momento siamo gli unici professionisti dei beni culturali, vorremmo che ci seguissero anche gli altri. Le coalizioni esistono già: c’è la nostra, poi lo “sciopero sociale”, adesso quella di Landini. Altre forse verranno. Si tratta ora di capire quali elementi programmatici possono garantire una cooperazione e una convergenza tra ciò che è già attivo».