Nella mia Casa Affollata (siamo in sette con un bagno) la mattina c'è la corsa alla tavoletta. Ci si punta la sveglia sempre prima, chi la mette alle 7 vedrai che alle sei e mezzo è già all'erta, sul piede di guerra. Nonostante i tappi nelle orecchie lo sciabordio d'acqua (che sia la doccia o lo sciacquone) è una costante di queste mattine: una voglia di far pipì a dir poco immediata.
Non c'è modo di farsi valere, stamattina devo intervistare la regista australiana, mi aspetta l'ufficio stampa, prima non posso perdere la proiezione del film sennò cosa le chiedo: nulla, la fila non si scavalca, il primo che si sveglia si doccia, a seguire fino all'ultimo. Se non fai capolino in tempo fuori dalle porta punizione con lettera scarlatta sul petto: una P, perché puzzerai tutto il giorno (e non è bello, proprio non si può fare). 



Il mal di testa viene a darmi il buongiorno e spero di stroncarlo riprendendo i cinque tibetani (esercizi miracolosi simili allo yoga che pare - così dice una tradizione orientale - avvicinino all'eterna giovinezza) in un quadrato un metro per un metro. Quasi mi impicco, sarà il collo più tardi a dirmi se ho fatto bene o no.
Apro parentesi: io che a vent'anni non ho mai convissuto, mai studiato in un'altra città, niente Erasmus, scambi culturali ovvero in dieci in una casa, pago ora lo scotto, nel contrappasso dantesco faccio, col doppio degli anni, esperienze da studente universitaria fuori sede. Chiusa parentesi. 



La giornata è all'insegna della maleducazione. In sala stampa, a due centimetri da me e a qualcuno in più da altre decine di giornalisti, una zazzera bianca con erre moscia e tono aristocratico da caricatura è persa in eterna conversazione telefonica. È volgare pur pensando di non esserlo, parole al vento, cicaleccio, futilità a tono alto per la gioia di tutti noi. Quando scatta il vivavoce e si intende l'interlocutore siamo in tre a sbottare. Se ne va senza neppure chiedere scusa. La scuso solo per l'anzianità. 
Comunque tra ieri oggi ho visto un paio di film su madri dissennate, incasinate, che non tagliano il cordone, che confessano di aver dato in adozione un bambino a diciassette anni, figlie che capiscono, figli che tramano contro, peripezie varie. Ma non mi va di parlarvene. Magari domani. Ciao (Il collo ulula: ho fatto male).