Alla radio e sui giornali viene chiamato spesso a confronto il terribile terremoto di L’Aquila, per vicinanza geografica (soli 44 km dall’epicentro) e per la coincidenza dell’orario, che differisce di soli 4 minuti. Si parla inoltre di solleciti al governo e alle istituzioni competenti di legiferare finalmente norme adatte per un’attenzione maggiore alla sicurezza delle case nelle zone sismiche, quelle vecchie e quelle nuove.
Viene allora in mente Mario Ciammiti, ingegnere architetto, originario di L’Aquila che vive a Bologna, con cui avevamo parlato due anni fa per raccontare (sulle pagine di alias) il lento ma effettivo decollo della ricostruzione nel capoluogo degli Abruzzi, quando tutti parlavano soltanto di macerie e di zona rossa e di chiusura del centro.
Lo scorso 24 agosto, alle ore 3.36 si è sentito il boato in città, persino più forte a livello sonoro che nel 2009, come dicono alcuni amici. Cosa sarà successo lì? Ciammitti esordisce dicendo che Amatrice faceva parte della provincia di L’Aquila fino al 1927, anno in cui Mussolini creò la provincia di Rieti. La vicinanza geografica era vissuta nelle persone senza far caso a questa burocratizzazione avvenuta, e gli abitanti dei due luoghi si sentono da sempre molto vicini. «Per fare un esempio – spiega Ciammitti – solo quattro sere prima, il 20 agosto, ad Amatrice avevano organizzato una festa per L’Aquila!». Lui sa cosa significa la solidarietà in queste situazioni difficili. L’indomani di quella notte del 6 aprile di sette anni fa, partì subito da Bologna per recarsi sul posto, e visto il quadro drammatico aveva inviato un sms agli amici per dire che se c’era bisogno, lui era a disposizione. «Risposero in venti! Ciò mi spinse ad andare assieme con l’Ordine degli Ingegneri di Bologna e con la protezione civile per verificare la stabilità delle singole case e a incontrarli tutti dopo. Beh, mi sentivo in dovere di aprire un secondo studio per dare una mano a tutte queste persone. Ormai sono sette anni che faccio il pendolare tra Bologna e L’Aquila, ed è faticosissimo».

Fatica e tempo spesi a favore di una città, la sua, il cui bellissimo centro storico sembrava destinato a rimanere una rovina, quando da un paio d’anni la ricostruzione è in pieno corso. Poi il sisma di mercoledì notte… «La mattina mi chiama Laura Cervelli, una delle persone succitate, e ho pensato subito: oddio, sarà successo qualcosa, avendo fatto degli interventi sulla sua casa a Barete, comune vicino a L’Aquila. Invece, mi dice “Mario, abbiamo sentito muoversi la casa, tutta insieme, e ci ha dato una grande sensazione di sicurezza, grazie!”. Quando le avevo detto che gli interventi sarebbero stati bene in evidenza sulla casa di tradizione antica con le belle pietre, lei acconsentì subito. Abbiamo deciso di inserirli come altro elemento nel linguaggio architettonico, creando alcune lettere di una sorta di abbecedario della messa in sicurezza di una casa».
«Conta anche la fortuna – aggiunge Ciammitti -, quella è una casa isolata a tre piani, non era nel più complesso centro storico, per cui va detto che ogni volta si studiano gli interventi appropriati che di base sono semplici: cerchiature dei solai, in corrispondenza di ciascun solaio si posa una piastra di acciaio continua per impedire lo spanciamento della casa. Per dare un’idea: come i cerchi di una botte (che impediscono alla botte di aprirsi sotto la spinta del liquido contenuto). Quindi si mettono delle catene a collegare queste cerchiature in corrispondenza dei muri portanti. Qui c’erano solo lesioni passanti severe, per cui abbiamo tolto i mattoni rotti, sostituiti con nuovi e ricucito la muratura. Una volta completata l’operazione, abbiamo fatto il calcolo col sisma teorico per verificare il tutto. Noi diciamo “il calcolo ha verificato”. Ovviamente lo si fa al computer con vari appositi programmi».
Costo dell’operazione: 112.000 euro, compresa Iva e spese tecniche. «Non è poco – sottolinea l’ingegnere-architetto che a L’Aquila ha gestito la ricostruzione di ormai 32 case -, è relativa ai fatti: questa era una casa grande (270 mq), si può dire che la spesa è di circa 300 euro al mq. Se ci fossero incentivi e/o sgravi fiscali o mutui a lungo termine, a mio avviso, sarebbe affrontabile per salvare vite umane in futuro».