Sentenza rinviata. La Giustizia si farà ancora attendere.

La Corte d’Appello del Tribunale di Salerno, presieduta da Michelangelo Russo, che avrebbe dovuto finalmente pronunziare la sentenza a carico dei sei medici e dei dodici infermieri imputati per l’atroce morte del maestro anarchico Francesco Mastrogiovanni, ha rinviato la sentenza a martedì 15 novembre. Motivo: il giudice Enrico Ferrara era assente perché impegnato in Corte d’Assise.

 

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Mastrogiovanni, il maestro elementare «più alto del mondo» – ripreso da un agghiacciante e inoppugnabile video – morì la notte del 4 agosto 2009 nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania (Sa), dove era stato ricoverato contenuto e immobilizzato senza motivo ai quattro arti ininterrottamente per ottantotto ore, abbandonato, senza cibo e senza acqua, in seguito a un Trattamento sanitario obbligatorio (Tso), illegittimo e illegale del 31 luglio, ordinato dal sindaco di Pollica, Angelo Vassallo.

Due anni fa, quando il 7 novembre 2014 inizia il processo d’appello, il presidente Russo lo calendarizza, fissando le udienze fino al 18 settembre e dichiara che lo terminerà per dicembre 2015. Non è andata così: un buon numero di udienze sono state rinviate per vari motivi, in sette mesi se ne sono avute appena due.

Lo scorso 1 luglio il presidente fissa la sentenza al 7 ottobre e dichiara di dedicare l’intera udienza solo ed esclusivamente agli imputati per la morte di Mastrogiovanni e di concluderla con la sentenza.

La prossima udienza sarà aperta dalla replica del procuratore generale, Maddalena Russo, subentrata al procuratore generale Elio Fioretti, che nel corso del processo è stato trasferito e nell’arringa del 10 aprile 2015 aveva chiesto condanne dure per i medici, già condannati in primo grado dal Tribunale di Vallo della Lucania e la condanna degli infermieri, che erano stati assolti in primo grado.

L’agghiacciante e inoppugnabile video (disponibile su internet) prova e testimonia l’abbandono in cui Mastrogiovanni è stato lasciato, colpevolmente tenuto legato – senza motivo – mani e piedi, durante i quattro giorni di degenza e lasciato addirittura legato da morto per altre sei ore. Ai familiari fu impedito di visitarlo. Per la particolare «cura» riservatagli, i medici e gli infermieri sono accusati di sequestro, falso in atto pubblico e morte in conseguenza di altro reato.