Sgombriamo il campo, Coming Forth By Day – l’omaggio di Cassandra Wilson all’arte di Lady Day nel centenario della nascita, è un capolavoro. Evita le derive calligrafiche, gli ammodernamenti cautamente jazz molto stilosi e tremendamente patinati in cui troppi colleghi si sono cimentati in passato e percorre l’unica strada possibile: facendo cantare Billie come probabilmente avrebbe fatto se fosse nata artisticamente oggi. La stessa Wilson ne è consapevole: «Approcciare un album tributo a Billie e cantare tentando di avvicinare – confida al critico Ashley Kahn – la sua incredibile voce sarebbe come insultare la sua memoria».

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Scelte affatto scontate quindi – partendo dal titolo che è una traduzione in inglese del titolo del ’Libro dei morti’, il testo sacro egizio che raccoglie una serie di formule magico-religiose che dovevano servire al defunto per proteggerlo e aiutarlo nel suo viaggio verso l’aldilà. Scelte coraggiose condivise con Nick Launay, uno del giro degli Arcade Fire e di Nick Cave per intenderci. Quindi suoni grezzi che sporcano jazz e blues, esecuzioni affidate a non jazzisti di livello eccelso come T. Bone Burnett (chitarre), Jon Cowher (piano) e Kevin Breit (battiera) ovvero la sezione ritmica dei Bad Seeds, con l’aggiunta di ulteriori scariche elettrica con le ’altre’ chitarre di Thomas Wydler, Martyn P. Casey e Nick Zinner (Yeah, Yeah, Yahs).

Sentirli all’opera su Don’t explain, Strange Fruit ma soprattutto su Billie’s Blues (del 1936…) trasformata in un ipnotica e incandescente rock ballad con chiusura (quasi) lisergica, è pura delizia. Dal sogno e nel sogno trasporta I’ll be seing you (Carmen Mc Rae e di recente Mina ne hanno dato palpitanti versioni) che introduce al seducente finale, inedita composizione della stessa Wilson Last Song (for Lester), pensata come straziante omaggio al suo amante Lester Young, al cui funerale Billie non potè cantare perché impedita dalla famiglia del giovane.

Celebrazione palpitante, perfetta dal punto di vista musicale ma che non sarebbe tale senza la voce fluida, profonda della cantante nata a Jackson cinquantanove anni fa. Un canto e un interpretazione essenziale, lucido nello slancio lirico sporcato da nuance blues (All of me), ma che sa essere emotivo e soul (The Way You Look tonight, con superbo arrangiamento d’archi), robusto e stentoreo quando serve (Goodmorning Heartache). Grande musica.