Volge al termine l’era del cardinal Bagnasco alla guida della Conferenza episcopale italiana. Si è aperta ieri l’ultima riunione del Consiglio episcopale permanente (una sorta di consiglio dei ministri) presieduto dall’arcivescovo di Genova. A maggio l’Assemblea generale dei vescovi eleggerà i tre nomi fra i quali papa Francesco individuerà il nuovo presidente.

Forse anche per questo la prolusione di Bagnasco è stata breve e ha toccato pochi temi. A cominciare dalla povertà. «Dall’inizio della crisi – ha detto il presidente della Cei -, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1milione ed 800mila, oggi sono 4milioni e 600mila». Una crisi economica che pesa soprattutto «sui giovani e sul Meridione» e contro la quale è necessario attuare delle misure strutturali: il «Reddito d’inclusione (Rei)», il «Piano nazionale contro la povertà» e quei «provvedimenti a favore della famiglia che potrebbero non solo alleviare le sofferenze, ma anche aiutare il Paese a ripartire».

Eppure la politica si occupa «di altro, ad esempio di fine vita». Che il dibattito sia incentrato su questo se n’è accorto forse solo Bagnasco, ma del resto quello «dei temi etici» (unioni omosessuali, gender, testamento biologico, ecc.) è stato il filo rosso che ha segnato il suo decennio alla guida della Cei. E anche nel suo quasi commiato – l’ultima prolusione di Bagnasco sarà all’assemblea di maggio – non poteva mancare. «La discussione politica – ha sottolineato – verte su altri versanti, quali ad esempio il fine vita, con implicazioni assai delicate e controverse in materia di consenso informato, pianificazione delle cure e dichiarazioni anticipate di trattamento. Ci preoccupano non poco le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo», «sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite, ad esempio, verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte».

Quindi i migranti, in particolare i «minori non accompagnati», con una proposta che farà infuriare Salvini: il «riconoscimento della cittadinanza ai minori che hanno conseguito il primo ciclo scolastico».

E dopo un inevitabile pensiero alle vittime del terremoto e del maltempo, ma anche ai soccorritori, la conclusione che lancia il prossimo appuntamento, «l’Assemblea generale dove saremo chiamati a eleggere la terna relativa alla nomina del presidente della Cei». Non è la soluzione pienamente democratica che auspicava Francesco, ovvero l’elezione diretta del presidente come avviene in tutte le Conferenze episcopali del mondo, ma una mediazione: i vescovi voteranno tre nomi e fra questi il papa sceglierà il nuovo presidente. Bergoglio si è distinto per alcune nomine episcopali sorprendenti e fuori dalle cordate tradizionali, ma la maggioranza dei vescovi italiani proviene ancora dall’epoca Ratzinger-Ruini-Bagnasco, quindi la discontinuità non è affatto assicurata.