Cesare Battisti verrà di nuovo in Francia, primo paese dove aveva trovato rifugio dopo l’evasione nell’81 e dove era tornato nella sua lunga fuga nel ‘90? Per il presidente francese, François Hollande, risorge un passato che avrebbe molto probabilmente preferito dimenticare, soprattutto in questo momento, a meno di un mese dalle elezioni dipartimentali, con la minaccia di un’impennata del Fronte nazionale. Battisti rischia di essere una nuova patata bollente per Hollande, nel caso di un ritorno in Francia. Un deputato Ump (il partito di Sarkozy) ha accusato la ministra della giustizia, Christiane Taubira – la sola rimasta nel governo Valls a non vergognarsi di avere origini a sinistra – di essere un “volantino ambulante” a favore del Fronte nazionale.

Nel 2004, l’allora primo segretario del Ps poi salito all’Eliseo nel 2012, era andato a trovare in carcere, alla Santé, il rifugiato italiano. Quell’anno, il Consiglio di Parigi – sindaco il socialista Bertrand Delanoë – aveva votato una risoluzione di sostegno a Battisti. Il rifugiato era di nuovo al centro di un tornado giuridico. Su domanda italiana, era stato arrestato a Parigi il 10 febbraio di quell’anno e a marzo era stato messo in libertà sorvegliata. A giugno del 2004, la Corte d’Appello di Parigi si era espressa a favore dell’estradizione, il 2 luglio l’allora presidente Jacques Chirac non si oppone al via libera all’estradizione. Il ministro della giustizia del momento, Dominique Perben (neo-gollista) sottolinea il “cambiamento di atteggiamento della Francia”, accogliendo a Parigi il suo omologo italiano Roberto Castelli (governo Berlusconi).

Dopo essere passato per la Francia nell’81, dopo l’evasione, Battisti si rifugia in Messico nell’82. Torna in Francia nel ’90, basandosi sulla promessa della “dottrina Mitterrand” dell’85, che aveva accolto i rifugiati politici italiani, ma con la limitazione che non avessero sangue sulle mani. La “dottrina” in realtà non si applica precisamente al caso Battisti, arrivato troppo tardi rispetto alla promessa e con la condanna per omicidio. Nel ’91, difatti, viene arrestato, su richiesta italiana. Passa cinque mesi nel carcere di Fresnes. Il 29 maggio ’91 la Chambre d’accusation della Corte d’appello di Parigi respinge pero’ la richiesta italiana di estradizione. La giustificazione è giuridica: per il diritto francese non si puo’ giudicare una persone due volte per lo stesso reato (non bis in idem) e, inoltre, la condanna in contumacia è considerata non equa. Del resto, la procedura italiana della condanna in contumacia è contestata anche dalla Corte di Strasburgo (anche se la procedura era stata approvata dal comitato ministeriale del Consiglio europeo, l’istanza politica per l’applicazione delle decisioni della Corte europea di giustizia). Per la giustizia francese di allora le leggi italiane contro il terrorismo erano contrarie “alla concezione francese del diritto”. In quegli anni, Battisti, diventato uno scrittore di successo, viene difeso da molti intellettuali e personalità francesi, tra cui Bernard-Henri Lévy, Georges Moustaki, Guy Bedos, l’Abbé Pierre e soprattutto Fred Vargas, che, per un caso, ha pubblicato ieri il suo nuovo libro, mentre torna alla ribalta il caso Battisti.

Il vero e proprio “caso Battisti” scoppia in Francia nel 2004, con l’arresto del rifugiato il 10 febbraio, su richiesta italiana. Allora corrono voci su un eventuale aiuto che i servizi francesi avrebbero dato a Battisti per fuggire e rifugiarsi in Brasile. Ma anche voci opposte, nel 2007, su un possibile contributo dei francesi all’arresto in Brasile (era in compagnia di una francese, che aveva 9mila euro in tasca). Nel 2007, la Corte europea dei diritti dell’uomo dà ragione all’Italia e accetta che Battisti sia stato sottoposto a un processo equo. Il 20 gennaio 2011 il Parlamento europeo vota a favore dell’estradizione di Cesare Battisti richiesta dall’Italia al Brasile.