Da giorni la notizia circolava come probabile, ma la conferma è arrivata solo nel pomeriggio di martedì 17 gennaio: Obama, a tre giorni dallo scadere del mandato, ha commutato a quattro mesi la pena detentiva di 35 anni per Chelsea Manning, l’analista di intelligence dell’esercito americano condannata per aver divulgato nel 2010 segreti militari che mostravano le attività criminali americane nella guerra in Iraq, portando con i suoi leaks la notizia in tutto il mondo e garantendo così risalto globale a WikiLeaks, destinatario e divulgatore di questa notizia.

TRA LE DECINE DI MIGLIAIA di documenti che Manning aveva consegnato ad Assange c’era il video «Collateral murder», dove si mostravano le morti di civili durante un attacco a Baghdad; per questo motivo Chelsea sarebbe dovuta restare in prigione fino al 2045.
Invece grazie a questa mossa in extremis, sarà libera il prossimo 17 maggio, dopo sette anni di carcere. L’analista era stata arrestata a seguito di una soffiata di Adrian Lamo, hacker conosciuto in rete a cui aveva rivelato ciò che aveva scoperto, oltre ad essersi confidata riguardo i propri problemi di disforia di genere.

CHELSEA ALL’EPOCA era ancora conosciuta come Bradley e soffriva di Gid, gender identity disorder, vale a dire quell’insieme di stress, ansia e inquietudine derivati dal non sentirsi aderenti al genere a cui il proprio corpo appartiene. «Non è l’andare in prigione per il resto della mia vita, o essere condannata a morte ad atterrirmi – aveva scritto Manning durante una chat con Lamo – ma il doverlo fare con tutte le mie foto pubblicate come un maschio. Questa Cpu non è fatta per questa scheda madre».

Lamo aveva rivelato tutto al dipartimento della difesa e Manning, che all’epoca aveva 22 anni, era stata arrestata e trasferita dal Kuwait a Quantico in Virginia, per essere messa in isolamento e poi, grazie anche alla pressione internazionale che ne ha denunciato le condizioni disumane di detenzione, in Kansas, nel carcere di Fort Leavenworth.

A RENDERE PUBBLICO il trattamento crudele verso Manning era stato il ricercatore informatico David House: Manning era tenuta in isolamento per 23 ore al giorno, dormiva con le luci accese ed era controllata ogni cinque minuti; doveva dormire indossando soltanto un paio di pantaloncini e durante la notte le guardie la svegliavano se non era completamente visibile.
In seguito alle dichiarazioni riguardanti il trattamento di Manning, nel marzo 2011, PJ Crowley, portavoce del dipartimento di stato americano si era dimesso dopo aver definito la procedura di detenzione «ridicola, controproducente e stupida»; attivisti, intellettuali, difensori dei diritti civili, avvocati tra cui Glenn Greenwald, avevano formalmente accusato gli Usa di trattamento crudele, disumano e degradante. Daniel Ellsberg, primo whistleblower della storia, aveva definita Chelsea Manning un’eroina. Ma l’eroina di Ellsberg ha continuato per anni a soffrire a causa delle condizioni carcerarie; il giorno seguente il processo Chelsea Manning aveva dichiarato pubblicamente la propria identità transgender, ma era comunque detenuta in un carcere maschile dove le veniva negata la terapia ormonale o anche solo di farsi crescere i capelli; per due volte ha tentato il sucidio.

GRAZIE ALLA DIFFUSIONE delle notizie su Chelsea da parte di Freedom of the Press e di tutte le associazioni FreeChelsea, l’appoggio internazionale verso l’analista è cresciuto facendo pressione sull’ amministrazione Obama; negli ultimi mesi si sono aggiunti gli appelli di Edward Snowden che dalla Russia dove si trova suo malgrado, ha chiesto più volte al presidente di concedere una sola grazia, quella a Chelsea Manning, la più fragile, e la meno legalmente colpevole, di tutti i whistleblower. Negli ultimi giorni aveva fatto scalpore la dichiarazione dello stesso Julian Assange, che si è detto pronto a consegnarsi alle autorità Usa in caso di grazia, promessa tutta da verificare visto che nella giornata di ieri il suo legale avrebbe smentito l’ipotesi.
Chelsea Manning verrà scarcerata nella giornata internazionale contro l’omofobia e questa, come sottolineato da Anonymous.

È UNA VITTORIA LGBTQ ed è anche una vittoria di Obama: quest’ultimo però, benché abbia concesso più riduzioni di pena di tutti, come sottolineato da Travor Trimm, cofondatore di Freedom of the Press è anche il presidente il cui dipartimento di giustizia ha perseguitato più informatori di tutte le altre amministrazioni messe insieme. Con la commutazione della pena di Manning, però, giustizia è finalmente fatta.