Pippo Civati, lei era presente alla direzione del Pd, ma la sua componente non ha partecipato. Che fate, l’Aventino?
No. Ma se vuoi che le persone partecipino, la data la dici con qualche giorno di anticipo. Fra noi non c’è la ’casta’ ma la gente che lavora, e che ha incarichi amministrativi. E io non posso essere rappresentato da me stesso e basta, anche nel voto finale.
Sarà considerato l’ennesimo disimpegno dei civatiani verso il Pd?
Semmai è il disimpegno di Renzi verso il Pd e verso la serenità di chi deve discutere di cose che conosce solo quando Renzi inizia a parlare. Ogni volta anche i contenuti non sono annunciati. Si aspetta messianicamente il ritorno sulla terra del Nazareno che ci annuncia la nuova legge elettorale.
L’ordine del giorno era noto e sterminato, jobs act, stabilità, Italicum, prospettive del governo. Non argomenti a piacere.
Era l’ordine del giorno della Nazione, con dentro tutto. Ma il punto era la legge elettorale, visto che sulla legge di stabilità Renzi è un po’ in difficoltà e sul jobs act non ha ancora deciso come farci perire. Le relazioni renziane sono ormai un genere letterario, non si sa mai prima quello che intende dire. Se insiste così diventa sempre più difficile collaborare.
Comunque lei non ha partecipato al voto.
Non potendo mettere i miei diciotto voti nel computo, votare non mi sembrava giusto neanche nei loro confronti.
Le minoranze Pd si stanno coordinando alla camera per emendare il jobs act, che il governo vuole far votare prima della legge di stabilità?
Tutte le minoranze non renziane avevano chiesto di affrontare prima la legge di stabilità. Non era una richiesta maliziosa, era per cercare più soldi per gli ammortizzatori sociali nella legge di stabilità. Che ora non bastano. Ma la risposta è no. Siamo al ’timeo danaos’: qualsiasi cosa propone la minoranza non va bene.
Il governo vuole far partire il jobs act a gennaio, teme ritardi.
I ritardi però li crea Renzi da sé. Perché non ha fatto votare un testo rappresentativo di quello che ha deciso la direzione del Pd? Non è colpa nostra. Io voterei comunque in modo diverso perché sono contrario alla filosofia del jobs act, ma neanche quelli bendisposti vengono premiati. Ha fatto votare il Pd ma poi non ne ha tenuto conto. Come se lui non fosse del Pd.
Renzi si è dato una tabella di marcia serrata, da qui a fine anno.
Così può tenersi aperte tutte le soluzioni. Lui ha bisogno di avere sempre tutti i forni accesi e tutte le strade aperte. Se ha una legge elettorale che gli consegna potenzialmente il governo, è più forte anche nel tenere le camere in carica. Nello stesso tempo però può far precipitare le cose. Comunque sarebbe bene concludere qualche riforma, per ora abbiamo solo aperto molti faldoni.
Abbassare le soglie per i piccoli non è un buon segno, nel nuovo Italicum?
È il minimo sindacale di civiltà politica. Le soglie all’8 per cento non ce l’ha nessuno in Europa. Era un obbrobrio, sapevamo che l’avrebbe cambiato. Restano il premio di maggioranza e le liste bloccate. Più che l’Italicum è questa legge dovrebbe chiamarsi unicum: a un soggetto politico trasversale che diventa un unico partito di governo.
Il patto del Nazareno è finito?
No, è immortale. Si tramanda di generazione in generazione dall’uno all’altro.
Tra le sinistre Pd, che sono tante e non sempre in armonia fra loro…
Errore. Non abbiamo mai collaborato tanto come in questo momento. Se ci stesse anche Renzi saremmo tutti.
Dicevo, la sua sinistra nel Pd è considerata una causa persa. Lei ha votato no a molti voti di fiducia, fin dal primo, su Letta. Come se comunque dovesse presto o tardi andarsene.
Mi pare che non sia così. Certe miei posizioni, che prima apparivano pregiudiziali, sollevavano problemi grossi come case che oggi ci ritroviamo davanti. Quando non ho votato Letta avevo visto giusto. Se dalle larghe intese esce un’alleanza politica con le destre, per esempio con l’Ncd alle regionali, vuol dire che avevo ragione, purtroppo. Adesso tutti si sono convinti che va messo un limite dal punto di vista della cultura politica e della fisionomia del nostro partito. Se arriva Alfano perdi non solo Sel definitivamente, ma il mondo della cultura e sindacale che abbiamo accanto.
Lei intanto oggi vede Vendola, nel week end sarà a Firenze con la Lista Tsipras.
Mi invitano in molti. E questo succede perché vorrei tenere insieme il centrosinistra. Ma dentro il centrosinistra ci deve stare anche la sinistra. Non voglio fare il Pdc, il partito di Civati, vado a capire quale grado di collaborazione si può mettere in campo con le elaborazioni in corso. Sinistra e governo, senza radicalismi. È un processo.