o stile ricorda un po’ quello dei futurologi che tanto sarebbe piaciuto a Gianroberto Casaleggio. Ma il metodo, praticamente inedito, potrebbe rappresentare un’evoluzione per il M5S. A Montecitorio si parla di lavoro in un convegno che ruota attorno a una ricerca commissionata dai grillini della commissione della Camera sul tema, Tiziana Ciprini e Claudio Cominardi. Esperti e osservatori si passano il microfono, i 5 Stelle ascoltano.

Lo studio è stato affidato al sociologo Domenico De Masi, elettore confesso del Pd. Che gongola: «Avere qui Beppe Grillo che sta zitto è un risultato straordinario».
I committenti hanno stabilito il prezzo, i tempi e l’obiettivo della ricerca: «Come sarà il lavoro nel 2025?». Spiega De Masi: «Ci siamo rivolti a undici osservatori che non sapevano per chi stavano lavorando». Del gruppo fanno parte l’economista Leonardo Becchetti, il sociologo del lavoro Federico Butera, l’ex presidente Nomisma e membro del Cda di Bnl Nicola Cacace, Luca De Biase del Sole 24 Ore, la psicologa Donata Francescato, il filosofo sedicente «marxista» (molto apprezzato a destra) Diego Fusaro, il direttore dell’Ufficio problemi sociali e lavoro della Conferenza episcopale Fabiano Longoni, l’ex direttore di Corriere Lavoro Walter Passerini, il giuslavorista Umberto Romagnoli, Riccardo Staglianò di Repubblica e il docente di diritto del lavoro Michele Tiraboschi.

Sono stati somministrati loro questionari di 108 domande. Le risposte sono state scomposte in affermazioni (più di 2000), di nuovo inviate a tutti. Le mille sentenze che hanno raccolto maggiore consenso sono finite nel rapporto finale, 300 pagine commentate per due giorni da dirigenti d’azienda, addetti ai lavori, esponenti di organizzazioni di categoria. De Masi parla di lotta di classe solo per riferirsi a quella dichiarata dai ricchi contro i poveri. Avvistati tra l’uditorio esponenti del Pd. A cominciare dall’ex ministro Cesare Damiano.
«I sindacati, soprattutto confederali, hanno perso il contatto con la realtà, attaccati solo al loro potere e ai loro privilegi», dice Ciprini. Ma il M5S deve decidere se gestire la scarsezza o redistribuire la ricchezza. Grillo dal capodanno di Malindi ha usato un testo di Goffredo Parise per decantare la povertà. Gli esperti chiamati a raccolta ricordano che il Pil dell’Italia crescerà dell’1 per cento annuo. Del nuovo scenario parla ad esempio l’imprenditrice Barbara Labate, che si è inventata una app che confronta i prezzi dei supermercati. Per Becchetti, «il mondo non ha problemi a crescere, manca la redistribuzione».

Sui migranti smentisce alcune posizioni circolanti tra i 5 stelle: «Sono utili: versano 5 miliardi di contributi e fanno lavori fondamentali». Soluzioni? De Masi dice: «Bisogna sganciare il vivere dal lavorare, cosa che accade già oggi per il 60-70% della popolazione». Può accadere senza la pressione dei conflitti ? «Anche papa Bergoglio ha detto ai ragazzi di Caracas “Fate casino”», ammette il sociologo che auspica una «rivoluzione soft».