Il meeting ciellino di Rimini si apre domenica mattina con la messa del vescovo Francesco Lambiasi in diretta su RaiUno. Per una settimana si replica il bagno di folla devota, con passerella Vip a favore di telecamere. Dal 1980 Comunione e liberazione rinnova l’«evento» che calamita i protagonisti di politica, economia, cultura, spettacolo a beneficio dei seguaci vecchi e nuovi.

Una manifestazione di potenza, fra fede religiosa e vocazioni meno nobili, che sembra essersi impantanata proprio con l’edizione 2014 dedicata a«Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo». Tutti insistono sulla diserzione dello “scout” Matteo Renzi che rompe clamorosamente la sfilata di Silvio Berlusconi e Romano Prodi, Mario Monti e Enrico Letta, fino a quella del presidente Napolitano senza cravatta. Ma la vera crisi del meeting ciellino si annida altrove, dietro le quinte e nello scenario della recessione.

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Certo, brilla la Grande Fiera: settimana mastodontica con collezione di super sponsor a beneficio dell’organizzazione “volontaristica”. Rimini come vetrina della fraternità religiosa “bollata” da papa Wojtyla, della Compagnia delle Opere voluta da don Giussani, della Fondazione per la sussidiarietà ideata da Giorgio Vittadini, del Matching con il «compromesso storico» fra imprese cielline e Lega delle cooperative benedetto da Bersani. Questa è solo la facciata degna di una cattedrale: inossidabile, convincente e duratura.

Eppure, non funziona a pieno regime la chiesa nella chiesa né il “movimento sociale” che converte il terzo settore, snatura la Repubblica e monopolizza il mercato dei finanziamenti. La galassia ciellina deve fare i conti con inconfessabili vergogne, peccati mortali e tentazioni eretiche. Sotto traccia, sono davvero tempi duri con le piccole note che si rivelano grandi parabole.
Papa Francesco ha restituito entusiasmo ai cattolici, dopo l’eclissi dogmatica di Ratzinger. Ma soprattutto ha messo in ginocchio le ambizioni del ciellino Angelo Scola: da patriarca di Venezia con la Fondazione Marcianum (travolta dall’inchiesta sul Mose) mirava al vertice, mentre il conclave l’ha rispedito a Milano.

Poi c’è lo scandalo di monsignor Mauro Inzoli, letteralmente un tabù all’interno della fraternità religiosa. Condannato due volte dai tribunali del Vaticano per pedofilia, incarna Cl a Crema e in Lombardia con ruoli di primissimo piano: fondatore del Banco Alimentare e animatore della onlus Fraternità, associata alla CdO con stand al meeting. Ma a Rimini nessuno parla più di Inzoli. Un “caso” rimosso con rare eccezioni anche dall’informazione. Tuttavia, sempre all’ordine del giorno grazie agli esposti di Franco Bordo, deputato di Sel, e di Francesco Zanardi della Rete Abuso che hanno sollecitato la Procura della Repubblica di Cremona ad aprire un fascicolo d’indagine “laica”.

E inizia a sgretolarsi perfino la granitica macchina della sussidiarietà, ben al di là delle iniziative della magistratura. I bilanci sono in profondo rosso nelle aziende edili che hanno beneficiato degli appalti pubblici: dalla ricostruzione a L’Aquila fino ai cantieri delle Grandi Opere. Va male la green economy , in particolare nel settore energetico in sinergia con De Benedetti. Scricchiolano le tradizionali Scarl che dalla formazione alla logistica, dalla sanità al lavoro interinale scontano il giro di vite nell’erogazione di risorse pubbliche. Insomma, il business ciellino non fattura più come ai bei tempi e nemmeno garantisce occupazione ai fedelissimi.

La finanza ciellina, del resto, è invischiata nel “sistema globale” che ha minato le banche italiane (come lo Ior) o schermato altrove casseforti e tesoretti. A Rimini si discuterà in separata sede degli “investimenti” che spaziano dalla Svizzera all’Uruguay, dalle società anonime ai trust, dalle operazioni africane alle partecipazioni in Brasile, dagli accordi con gli americani di Amber Capital alle Sgr commissariate dal ministro Padoan.

Un bel rebus che alimenta inevitabilmente il dissenso interno. Eccede lo schema politico del dopo-Formigoni e il braccio di ferro del “ministro Expo” Lupi con il “popolare europeo” Mario Mauro. Fra i ciellini crescono, ad esempio, i non allineati con Israele che, anzi, arrivano a sposare la causa di Gaza e della Palestina. D’altro canto, nelle «scuole di comunità» si fa strada una sorta di ritorno alle origini per evitare imbarazzanti commistioni con poteri forti, interessi obliqui e ricchezze incompatibili. Infine, si sussurra l’urgenza di “rottamare” leader sulla cresta dell’onda da troppi decenni.

Comincia nell’aprile del 2012 con una donna che si espone in pubblico. Si tratta della “militante ciellina della prima ora” Carla Vites, moglie di Antonio Simone appena arrestato. Scrive una lettera al Corriere della Sera in cuis’interroga sull’amico governatore Robertino «seguire come un cagnolino al guinzaglio Piero Daccò, lo stesso con cui non aveva rapporti diretti».

Così ora diventa più arduo predicare l’innocenza di Cl, il disinteresse della Compagnia delle Opere e la bontà assoluta della sussidiarietà (verticale, orizzontale, costituzionale che dir si voglia). A Rimini ritornerà Sergio Marchionne che al meeting il 26 agosto 2010 – affiancato da Bernard Scholz, presidente della CdO – aveva già dettato la linea con il suo «Saper scegliere la strada» sulle orme della Fiat. E sfileranno i ministri, come Stefania Giannini in perfetta sintonia con i ciellini al punto da essere “testimonial” al Tempio di Adriano insieme alla storica promotrice Emilia Guarnieri.

Ma un altro bagno di folla, con maxi-schermi e propaganda mediatica, potrebbe non salvare l’anima. Gli ex baby andreottiani convertiti ad Arcore proveranno magari a riciclarsi come ultrà di Renzi & Draghi. Poi, scesi dal pulpito di Rimini, dovranno arginare lo scisma “protestante” del popolo ciellino…