Dal 2010, Antonio Sellerio dirige la casa editrice palermitana insieme alla sorella Olivia, fondata nel 1969 grazie al coraggio lungimirante di Enzo Sellerio ed Elvira Giorgianni, insieme all’insostituibile sostegno di Ignazio Buttitta e Leonardo Sciascia. Da allora, quell’impegno costante verso un progetto di editoria indipendente non ha mai abbandonato il proposito iniziale e continua ad accompagnare anche l’eredità raccolta dalla nuova direzione.
Oggi, nell’ambito del trentatreesimo seminario di perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, presso la Fondazione Cini nell’Isola di San Giorgio Maggiore, Antonio Sellerio – insieme a Eric Vigne e Giuseppe Laterza – partecipa all’incontro La comunità dei lettori: un’utopia editoriale? Sellerio, che abbiamo incontrato per qualche breve domanda, si mostra interlocutorio: «l’idea è quella di interrogarsi sul pubblico che noi pensiamo essere destinatario quando immaginiamo di pubblicare un libro». Lo dice con una certa contezza proprio perché sa che dinanzi a uno scenario difficile come quello contemporaneo si deve partecipare attivamente alla discussione pubblica intorno alla trasformazione del libro e del mestiere di editore. Professione quest’ultima che rimane un servizio, come Antonio Sellerio ha dichiarato in più di una occasione, soprattutto davanti alla composizione sempre più selvaggia del mercato del libro che certo non fa sconti alle realtà che hanno deciso di restare indipendenti.
Anche per questa ragione le numerose sinergie messe in campo da librerie, biblioteche e case editrici piccole e indipendenti, raccontano di progetti e di una rete di relazioni di qualità ormai imprescindibile e dedicata a una incrollabile volontà di invenzione e sostegno reciproco, promozione e divulgazione della lettura, sia cartacea che digitale. Per fronteggiare con competenza le sfide dell’odierno «mondo del libro» e della sua filiera non basta quindi analizzare il già dato ma pensare strategie possibili di sopravvivenza.

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Dopo la vostra pubblicazione «Curarsi con i libri», di Ella Berthoud e Susan Elderkin, un vademecum brillante e attento che segue e suggerisce il potere taumaturgico e critico dei libri «per ogni malanno», avete lanciato un’iniziativa interessante. Come infatti scrivete voi stessi nel sito della casa editrice, pensate che «nessuno meglio di un libraio, di un bibliotecario, di un lettore attento conosca il potere e la magia di un buon romanzo o racconto». Parlate di «farmacisti letterari» e «biblioterapeuti», specialisti della «cura con i libri». Quale è stata la risposta?
È stata eccellente, abbiamo infatti avuto centinaia di suggerimenti da parte delle tre categorie coinvolte. Non potevamo non pensare ai lettori, ai bibliotecari e ai librai perché hanno un ruolo cruciale nel mondo dei libri e perché prediligiamo una relazione con ciascuno di loro. Se è vero che il lancio delle ricette per curarsi con i libri sono successive alla pubblicazione che lei ha citato, è da precisare che già alcuni librai sono stati consultati prima dell’uscita e il loro contributo è stato infatti inserito nel volume.

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Eric Vigne, editor per le edizioni Gallimard, nel suo libro del 2012 «Le livre et l’éditeur», fotografa la grande trasformazione del libro e del ruolo dell’editoria. A imporsi sono infatti almeno due ordini di problemi: la moltiplicazione del fatturato dei titoli e la qualità dei libri che devono stare al passo con l’opportunità e i tempi brevi più che con la complessità. Crede vi siano dei punti di convergenza con quanto è accaduto e sta accadendo in Italia?
Sono problemi fondamentali, anche se i libri nella maggior parte dei casi sono pensati per restare nel tempo, aggiungerei quel che accade spesso nelle librerie e la difficoltà da parte dei librai di gestire quei «tempi brevi». È normale sia così, spesso infatti è la mancanza di tempo a non consentire l’agio di soffermarsi su tutte le informazioni che gli editori forniscono, a misurarsi con tutti i titoli che arrivano o che non arrivano. Quindi sì, certo, vi è un grande impegno da parte delle librerie nel cercare di governare le molteplici attività in cui sono immerse, nel procedere sulla relazione cardine del commercio che è quella con gli editori ma non è affatto facile.

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«Oggi legge in media almeno un libro – di carta – all’anno il 42% degli italiani con più di 6 anni (era il 41,4% l’anno scorso): si sono recuperati circa 412mila lettori». Sono i dati ISTAT sulla lettura nel 2015 che per il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Federico Motta appaiono promettenti…
C’è una espressione inglese per indicare che il mantenere i valori costanti è la nuova crescita. Si potrebbe commentare che se prima saremmo stati contenti di risultati migliori, ora ci manteniamo su una discreta e moderata speranza per questo nuovo anno che sia come quello precedente. Ovviamente ciò non riguarda esclusivamente la crisi del mercato del libro ma più in generale l’andamento del mercato interno del nostro paese. La situazione è quindi più complicata e il libro è solo uno dei settori del mercato. Del resto, il nostro paese è storicamente un po’ distratto nei confronti del mondo del libro e della lettura.