Chi conosce dj Balli sa bene che nei suoi lavori si muove sempre al limite, sfidando il senso comune e contro ogni barriera musicale. Ma sa anche che la sua è una ricerca ragionata, pazza quanto meticolosa. Rancid Opera con il disco Azionismo Bolognese in Rap (Sonic Belligeranza) è il suo ultimo delirante progetto che mette in scena e musica tre tenori – anzi «terrori» – MC PavaRotten, DominGore e CarrerAXE, che fanno death-rap utilizzando mash up e testi horror-decadenti, in una scommessa rischiosa ma anche divertente: «Come ho analizzato nel mio libro Frankenstein Goes To Holocaust (Agenzia X, ndr), il fenomeno sottoculturale dell’horror-rap prevede un rapper che si maschera in un alter-ego ultra-violento: è musica da vedere e in questo mi ricorda la nostra opera lirica con i suoi personaggi truccati, il flow delle arie, alcune di esse violente. Nel Trovatore abbiamo una madre che butta nel fuoco il proprio neonato, nella Lucia Di Lammermoor c’è un’evirazione, sempre in Donizetti, ma nella Lucrezia Borgia si rasenta l’incesto, ebrei in padella con olio bollente nella Juive di Halévy, eccetera. Se dall’underground Usa mi arrivavano input di travestimenti disturbanti su necrofilia e satanismo, non potevo che archiviarli con qualcosa di tradizionale in Italia, cioè l’opera in avanzato stato di decomposizione. Klaus Kinski in Fitzcarraldo voleva portare la musica lirica nella foresta amazzonica? Con Rancid Opera noi l’abbiamo portata all’obitorio».

Rancid Opera non è solo una provocazione ma un incubo oscuro e zeppo di simbolismi. Viene presa di mira l’opera come rappresentazione di un’Italia che replica prodotti datati

«In realtà più che la musica lirica ci interessa il rap, nel suo essere una forma culturale che, lavorando in accordo con i social network, conforma l’immaginario collettivo. Nell’album abbiamo cercato di estendere i suo riferimenti culturali, dall’Azionismo Viennese ad una delle canzoni il cui testo è un collage di titoli di film di Bava. Il rap in italiano poi è anche fortemente derivativo, scimmiotta la street culture americana, noi invece ci sentiamo dei cantanti lirici, siamo figli di quella lingua che ormai parla solo una tribù di 60 milioni di persone. Tutti i nostri testi nei dischi sono riscritti in inglese, il 17 febbraio suoniamo a Londra, al pubblico sarà fornito all’ingresso un libretto anglofono su cui seguirci. L’Opera anche all’estero si canta in italiano!».

Con Rancid Opera dj Balli gioca con il grottesco, specialmente per quello che riguarda il live, asce, sangue, necrofilia e che espone senza complessi l’handicap di Morro (senza gli arti superiori), una trasposizione del «bel canto» in un B-movie

«Morro è un cantante italo/malgascio, che fa rap ma non solo. L’idea di rappare a petto nudo è proprio sua. Il progetto è quello di utilizzare l’handicap in senso punk e provocatorio, come un props di scena, fuori da retoriche, ma anche senza dargli troppa importanza. Infatti allo stesso livello ci sono altri trucchi da palcoscenico, il growl di MC PavaRotten, MC CarrerAXE e la sua mise fasciata a la Rudolf Schwarzkogler del già citato Azionismo Viennese, il voice changer sulla mia voce, le asce, il sangue finto grind-guignolesco, i video che mescolano momenti truculenti di Opera e film gore italiani».

Nei testi si racconta l’anacronismo del sentire romantico di un tempo con un reale che non lascia spazio al sogno (per esempio in «Turandeath»), che anzi ha più a che fare con la morte e il nichilismo…

«Quel testo è un mash-up dal libretto della Turandot, vengono rappati esclusivamente versi di Giacomo Puccini. Il focus è la decapitazione, ci ha fatto riflettere il fatto che il boia, tagliatore di teste dell’Isis Jihadi John, fosse stato un rapper prima di arruolarsi. Lo stesso rap che fa proselitismo nella banlieu francese. Anche quello è un terreno di battaglia».