Televisioni e giornali ripetono ogni giorno che le prossime elezioni regionali sono «una conta per Renzi». Come se quell’articolo 3 della nostra Costituzione che afferma il diritto di ogni cittadina/o a contribuire a determinare le scelte politiche del paese potesse tradursi in una risposta al quesito: ti piace? O non ti piace?

La prima cosa su cui pronunciarsi col voto è proprio questa: se acconsentiamo o meno a che la democrazia possa ridursi all’accettazione passiva di decisioni che le cittadine e i cittadini non hanno contribuito a determinare. Perché la partecipazione in questi decenni si è ridotta al minimo, spariti i partiti, sparita quella fitta rete di organizzazioni, di sedi comuni, che un tempo dava voce a tutti.
L’approvazione della nuova legge elettorale – per via del metodo seguito per imporla e per la sua sostanza autoritaria – ma più in generale tutto il modo di governare di Renzi, al di là dei pur gravi contenuti delle singole scelte (manomissione della Costituzione, scuola, jobs act, ecc.), hanno espropriato e mortificato ulteriormente la sovranità delle cittadine e dei cittadini, accelerando l’erosione del tessuto democratico del nostro paese(…).

Quanto è accaduto è un vero stravolgimento dell’identità e natura del Pd. Le elezioni regionali sono, pur nei loro limiti, l’occasione per ridare fiducia nella politica (…) Coloro che hanno dato vita alla lista “SI’ Toscana a sinistra” che candida Tommaso Fattori alla presidenza della Regione – giovani soprattutto, ma anche meno giovani, impegnate/i nelle organizzazioni della società civile, nei movimenti, nei partiti di sinistra tuttora esistenti, un’aggregazione di volenterose/i che però i sondaggi danno a più del 10 % – si propongono per prima cosa di riattivare l’impegno, di combattere la passività e la sfiducia, il disfattismo verso qualsiasi tentativo a sinistra, il superamento di antiche divisioni (…).

Il Pd toscano ha subìto una profonda mutazione genetica, ed Enrico Rossi non ha più alcun margine di indipendenza politica dalla linea di Matteo Renzi. Quel modello è finito. Lentamente ma inesorabilmente gli interessi forti hanno infatti riguadagnato terreno, hanno piegato le politiche pubbliche ai loro obiettivi, insensibili alle minacce al territorio, al paesaggio, all’efficienza e alla universalità dei beni comuni: sanità, scuola, acqua, servizi. Hanno tradito le aspettative delle donne di veder concretizzati i loro diritti nell’organizzazione della vita sociale. Hanno affogato i nostri storici monumenti in un bosco di shopping centers. Hanno sollecitato un turismo che sta stravolgendo le città e non consente un rapporto vero con gli esseri umani e la loro storia. Hanno indotto all’abbandono di qualsiasi strategia capace di indicare un nuovo modello economico per la Toscana. Un modello in grado di dare lavoro: a chi lo ha perduto con lo smantellamento della industria tradizionale, e a chi lavoro non ne ha ancora mai avuto.

Noi invece vogliamo che la Toscana continui ad essere un punto di riferimento per chi pensa che «l’Italia ha ancora qualcosa da dire» (Piero Calamandrei).

(…) Vi chiediamo di tornare a essere protagonisti della nostra democrazia, cittadini fino in fondo: non sudditi del mercato e della politica di plastica che ha divorato la sinistra italiana.

PROMOTRICI E PROMOTORI:

Tomaso Montanari, Adriano Prosperi, Sandra Bonsanti, Salvatore Settis, Paul Ginsborg, Enzo Collotti, Donatella Della Porta, Giancarlo Fasano, Francesco ‘Pancho’ Pardi, Carlo Cecchi, Davide Riondino, Maria Luisa Boccia, Laura Barile, Sandra Teroni, Luciana Castellina