Syriza ha reso noto il suo programma elettorale e, come ampiamente annunciato, l’obiettivo principale è ripuntare sull’applicazione di misure che possano sostenere, concretamente, le categorie più deboli di cittadini su cui ricadranno le conseguenze del compromesso imposto dai creditori. Un accordo definito dalla Coalizione della Sinistra Radicale Ellenica «un compromesso tattico momentaneo».

Il partito di Alexis Tsipras si impegna a dare battaglia per difendere le leggi sul lavoro e i contratti collettivi, a riformare la pubblica amministrazione senza licenziamenti, a creare un sistema di tassazione equo, che non impoverisca lavoratori e pensionati e a proteggere la prima casa di proprietà dalle vendite all’asta. Come sottolinea gran parte della stampa greca, Alexis Tsipras, nel corso della conferenza nazionale di Syriza tenutasi nel fine settimana, ha voluto mandare un messaggio di speranza, sottolineando, allo stesso tempo, che l’avversario da battere è e rimane la destra.

«Il popolo greco sa bene che siamo l’unico partito in grado di fare le scelte e portare i cambiamenti necessari», ha dichiarato il quarantunenne leader greco in una sua intervista al quotidiano Real News. Definisce il presidente del centrodestra di Nuova Democrazia, Vanghèlis Meimarakis, «rappresentante dell’establishment politico del passato» e allo stesso tempo chiede ai dirigenti e ai membri di Syriza di non rimanere chiusi in se stessi e «superare insensate manie di protagonismo». Secondo molti osservatori, la richiesta di Tsipras si riferisce principalmente allo stile adottato nei mesi scorsi da Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle finanze dimessosi poche ore dopo il referendum del 5 luglio.

Nelle sessantotto pagine del suo programma elettorale, Syriza cerca di spiegare analiticamente il perché «si può andare solo avanti», come recita il nuovo slogan del partito. Pagine in cui si legge che la sinistra deve decidere, ora, se vuole riconsegnare la Grecia al sistema che l’ha governata sino agli inizi del 2015, senza assumersi la responsabilità di tenere nelle proprie mani la guida del paese.

La sinistra al governo, dunque, vista come «una fortezza da difendere», con realismo ed essendo coscienti del fatto che si deve sostenere l’economia reale, si deve aiutare chi non riesce a restituire i mutui concessigli dalle banche puntando anche alla partecipazione della Grecia, il più presto possibile, al Quantitative Easing della Banca centrale europea.

Il nodo centrale, ovviamente, rimane l’applicazione del memorandum. Parlando ai membri del partito, Alexis Tsipras ha insistito sul fatto che «non si tratta dei dieci comandamenti, dal momento che ci sono comunque degli spazi di trattativa, anche per poter proporre misure alternative». La grande scommessa è non perdere la speranza, non interrompere il dialogo, specialmente con le nuove generazioni, che hanno visto in Syriza la possibilità di un cambiamento tangibile.

Con la sua conferenza nazionale, Syriza ha voluto dire che il «no» con cui il 61% dei greci ha risposto al referendum di due mesi fa, non è rimasto politicamente orfano. Si tratta di una «resistenza popolare» a cui il partito della sinistra greca deve impegnarsi a dare senso e prospettiva.

Con il suo consueto stile realistico, l’ex ministro dell’economia Jorgos Stathakis, ha voluto ricordare che, malgrado l’accordo con i creditori, «non sono stati tagliati gli stipendi, viene notevolmente ridotta la percentuale dell’avanzo primario e sta per partire l’importantissima trattativa sulla ristrutturazione del debito del paese». Un’altra parola d’ordine, secondo l’ex portavoce del governo, il trentacinquenne Gavriil Sakellaridis, è «riflettere, per superare qualunque tipo di malinconia di sinistra» e «poter andare avanti con ancora maggiore decisione».

Per quel che riguarda la scena politica greca nel suo complesso e l’inizio della campagna elettorale, i socialisti del Pasok hanno deciso di collaborare con il piccolo partito della sinistra riformista Dimar (Sinistra Democtatica). Il suo ex presidente, Fotis Kouvelis, ha espresso tuttavia la sua totale contrarietà, prevedendo che questo accordo porterà alla scomparsa di Dimar.

Per quel che riguarda invece gli ex deputati ed esponenti che hanno abbandonato o sono in aperto disaccordo con Syriza, da Parigi l’ex leader del Fronte di Sinistra Jean Luc Mèlenchon è voluto entrare direttamente nel dibattito politico ellenico: tramite internet ha fatto sapere di sostenere il nuovo partito anti-austerità Unità Popolare, con a capo Panajotis Lafazanis, e di ritenere ormai certo che anche la presidente del parlamento greco, Zoi Konstantopoulou, aderirà a questa nuova formazione politica.
Lafazanis, parlando ai giornalisti, ha ribadito che Unità Popolare punta ad essere il terzo partito del paese (ma i sondaggi, per ora lo danno intorno al 3,5%) mentre riguardo alla trattativa e alla moneta unica, ha aggiunto: «La posizione di Syriza era a favore della permanenza nell’Euro, ma non a tutti i costi».

Va ricordato, infine, che al contrario della presa di pozione di Mèlenchon, la maggioranza del gruppo dirigente dello spagnolo Podemos e della tedesca Linke continua a esprimere sostegno e solidarietà a Syriza e ad Alexis Tsipras.

Per ora, il partito di Alexis ha una sola priorità: distanziare il più possibile la destra, e cercare di avvicinarsi all’obiettivo della maggioranza assoluta dei seggi.