In uscita dalla recessione e pronta per un «graduale recupero». Ma ancora alle prese con l’emergenza disoccupazione, che continua a salire. E con la lotta alla corruzione, che frena anche il Pil. L’Italia si avvia così al nuovo anno, secondo l’ultimo rapporto del Centro studi Confindustria, questa volta dedicato proprio alla «corruzione zavorra per lo sviluppo», nel momento in cui esplode l’inchiesta Mafia capitale, nella quale la stessa Confindustria decide che si costituirà parte civile.

Il Pil italiano si appresta a chiudere il 2014 con un calo dello 0,5% ma a risalire nel 2015 con un +0,5% e a proseguire nel 2016 con un +1,1%. Il 2015-2016 si prospetta, quindi, come «un biennio di graduale recupero per l’Italia». Il Pil, stima sempre il Csc, tornerà positivo già dal primo trimestre 2015 con un +0,2%. Dati che piacciono al Pd: «Sono incoraggianti, ci spingono ad andare avanti nella strada intrapresa finora, continuando ad accelerare sulle riforme», commenta il responsabile Economia, Filippo Taddei.

La cattiva notizia è la disoccupazione ancora a livelli record: nel 2015 il tasso salirà dal 12,7% previsto in media per il 2014 al 12,9%, secondo il Csc, che rivede al rialzo le stime precedenti (entrambi gli anni erano al 12,5%), mentre scenderà progressivamente nel 2016 con un 12,6% in media d’anno (12,4% nel quarto trimestre). Per il 2014 il tasso di disoccupazione raggiunge addirittura il 14,2% «se si considera l’utilizzo massiccio della cig». Una «debolezza», un «deterioramento» del mercato del lavoro che si quantifica in 8,6 milioni di persone a cui manca il lavoro (tra 3,3 milioni di disoccupati a cui si aggiungono 2,6 milioni di part-time involontari, 1,7 milioni di scoraggiati e quanti sono in attesa di una risposta, oltre ai Neet).

Ma a pesare sulla crescita è anche un fattore endogeno come la corruzione, considerata un «vero freno» per il progresso economico e civile. Con un bell’impatto sul Pil: «Se con Mani pulite l’Italia avesse ridotto la corruzione al livello della Francia (-1 punto)» del relativo indice, «il Pil sarebbe stato nel 2014 di quasi 300 miliardi in più (circa 5 mila euro a persona)», considerando questo arco di oltre venti anni, calcola il Centro studi dell’associazione.

Confindustria, oltre a chiedere di rivedere la disciplina del falso in bilancio indica anche un «limite storico» italiano, quello di non avere mai attivato meccanismi di tutela dei dipendenti e imprenditori che denunciano episodi di corruzione, riferendosi ai cosiddetti whistleblower. Norma che è «molto probabile diventerà parte del testo di legge», afferma il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

Tornando al fronte economico, Confindustria lancia un avvertimento sulla clausola di salvaguardia inserita in legge di stabilità (12,8 miliardi di incrementi delle imposte indirette, lo 0,8% del Pil): «Farebbe ricadere l’economia in recessione. Evitarla è quindi necessario per stabilizzare il Paese sul ritrovato percorso di crescita».