È quasi una replica, sei mesi dopo. Il 22 aprile scorso Giorgio Napolitano faceva del suo discorso di insediamento-bis un atto d’accusa ai tanti «nulla di fatto» del parlamento. I partiti rispondevano ai rimproveri con gli applausi. Più il presidente criticava, più loro applaudivano. Così è successo ieri, in piccolo, per l’elezione di due giudici costituzionali. Le camere ci provano invano da quattro mesi, venti votazioni a vuoto. Napolitano, dopo una mezza dozzina di appelli inutili, reagisce anticipando di tre settimane le nomine di sua competenza. E mette in mora il parlamento. I parlamentari si complimentano in coro.

Al sorpasso presidenziale bisogna fare due chiose. Le nomine del presidente della Repubblica sono naturalmente più semplici, trattandosi di una decisione monocratica. E qualche responsabilità per il ritardo delle camere si può attribuire anche al Colle, visto che lo stallo è dovuto in massima parte alla ostinazione del Pd nel proporre Violante. Scelta sulla quale il capo dello stato non ha trovato nulla da eccepire, mentre ha duramente criticato i partiti delle opposizioni per le loro «immotivate preclusioni nei confronti di candidature di altre forze politiche». Detto questo Giorgio Napolitano ieri ha compiuto due buone scelte.
Nicolò Zanon, professore di diritto costituzionale a Milano, è tra i pochi giuristi provenienti dall’area berlusconiana stimati anche dagli accademici di sinistra. Approda alla Consulta direttamente dal Consiglio superiore della magistratura, dove era stato il consigliere più votato tra i «laici» nel 2010. Il suo campo di ricerca è quello dello status costituzionale dei parlamentari e dei magistrati; è ormai politicamente più vicino al Nuovo centrodestra e in particolare a Gaetano Quagliariello, che quando era ministro lo volle nel gruppone dei saggi per le riforme. Torinese, Zanon è tra i soci promotori della fondazione Italiadecide di Luciano Violante, che rischia di essere il grande sconfitto di questa corsa alla Corte Costituzionale.

Daria De Pretis, la rettrice dell’Università di Trento che è l’altra nomina di Napolitano, è una giurista esperta nel diritto amministrativo, una competenza che sarà assai utile alla Consulta dopo l’uscita del giudice Sabino Cassese. Titolare di un accorsato studio legale trentino, De Pretis è solo la quarta donna giudice in quasi sessant’anni di esistenza della Consulta: la prima fu scelta nel ’96 da Scalfaro, la seconda nel 2005 da Ciampi, Napolitano ne ha indicate due. Nessuna giudice donna è mai stata eletta dal parlamento, né dalle supreme magistrature. Di collocazione politica di centrosinistra, De Pretis ha un marito magistrato, Giovanni Kessler, che è stato deputato dei Ds di area ulivista, poi nel Pd e adesso è il direttore generale dell’Olaf, l’organismo europeo per la lotta alle frodi.

Se è assai rara la circostanza nella quale si è trovato Napolitano, tra primo e secondo mandato, di nominare ben cinque giudici costituzionali, è parecchio insolita anche la mossa con la quale il presidente ha indicato la successione di due giudici – Giuseppe Tesauro, presidente della Consulta in carica, e Cassese – con tanto anticipo rispetto alla scadenza naturale. Ma il senso è chiaro, tanto più che il Qurinale lo accompagna con una nota nella quale conferma «la più alta considerazione per la Corte Costituzionale e per l’esigenza che essa possa svolgere le proprie fondamentali funzioni nella pienezza della sua composizione». E poi l’auspicio che le nomine «possano essere rapidamente seguite dall’elezione dei due giudici di nomina parlamentare, per la quale si sono già tenacemente impegnati i presidenti delle due camere».Non è il solito appello, stavolta, ma qualcosa di assai simile a una sfida anche per Grasso e Boldrini. Più di loro bisognerebbe però richiamare il dominus della maggioranza, Renzi, che non ha caso ieri ha scaricato ancora la responsabilità del ritardo sul parlamento – «non ha più alibi» – senza accennare a un cambio di strategia per il suo partito. E allora il parlamento in seduta comune, questa settimana, ripartirà per il 21esimo scrutinio dal patto del Nazareno: un giudice al Pd e l’altro a Berlusconi. Ma la soluzione dovrebbe comportare il sacrificio di Violante. Eppure la velocità di Napolitano garantisce che, anche in caso di altri ritardi delle camere, il plenum della Consulta non scenda sotto il quorum minimo di 11 giudici per udienza. Mentre si avvicina la data in cui i giudici dovranno pronunciarsi sulla costituzionalità della legge elettorale per le europee.