Senza il Movimento 5 Stelle il Pd non riesce a eleggere i giudici costituzionali. Nel voto segreto la maggioranza di Renzi scivola di continuo e non basta Forza Italia a sorreggerla; il vecchio patto del Nazareno rinasce morto. Per la 27esima volta in 17 mesi il parlamento in seduta comune manca di ricostituire il plenum della Corte costituzionale. L’unico successo oltre un anno fa, quando fu eletta la candidata del Pd Silvana Sciarra. Allora servì un accordo pieno con i grillini, che la votarono in cambio del sostegno dei democratici al loro candidato al Csm, Zaccaria. Prima e dopo, blocco continuo.
E lo stallo rischia di continuare. Perché il Pd punta sull’intesa con i centristi dell’area di governo e con Forza Italia, e sembra deciso a replicare il vecchio schema. Quello che per oltre un mese e nove votazioni portò al disastro sul nome di Violante, altro candidato che non piaceva ai grillini. Violante arrivò a prendere 542 voti, sei in più di quelli con i quali ha debuttato ieri pomeriggio Augusto Barbera, il costituzionalista adesso favorito dai democratici. Sul suo nome fino a lunedì sera i 5 stelle avevano dato segnali di apertura, tanto da affiancargli un candidato pescando nella loro terna l’unico nome gradito dal Pd, quello del professor Franco Modugno. Poi i grillini hanno fatto marcia indietro, evitando di sottoporre il nome di Barbera al rito del sondaggio online, per una serie variabile di ragioni: 1) perché c’era poco tempo; 2) perché Barbera è stato intercettato nell’ambito di un’inchiesta barese sui concorsi a cattedra nella quale non risulta indagato; 3) perché è troppo politicamente caratterizzato. Quest’ultimo argomento – fondato sul fatto che Barbera è stato vent’anni in parlamento, è stato consigliere regionale, «saggio» per Napolitano e Letta ed è uno dei più convinti sponsor delle riforme renziane – è apparso solo ieri sul blog di Grillo, dove si poteva leggere che Barbera è stato «tra i professori di riferimento del Pci, del Pds, dei Ds e infine del Pd, ricoprendo anche un ruolo di riferimento in una corrente di partito interna allora denominata “Alleanza democratica”». Che non era una corrente, ma una formazione politica distinta dal Pds, con tanto di simbolo e partecipazione alle elezioni.

Indigeribile per i 5 stelle anche il resto della terna proposta dal Pd: il candidato dei centristi Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust e già giurista di fiducia di Pera e Schifani, e il forzista Francesco Paolo Sisto, che ha difeso da penalista Fitto e Berlusconi e da parlamentare le leggi e le tentate leggi ad personam del Cavaliere. Lo scrutinio segreto ha segnato il trionfo dei franchi tiratori e il tonfo degli strateghi renziani. Sulla carta l’asse Pd-centro-destra può contare su quasi 700 voti. Solo sulla carta. Scontati una cinquantina di assenti, nel segreto dell’urna non hanno seguito l’indicazione dei partiti oltre cento parlamentari. Barbera si è fermato a 536 voti, peggio ha fatto Sisto – che con il suo oscillare tra Fitto e Berlusconi raccoglie antipatie in entrambi i gruppi – bloccato a 511, dietro di lui Pitruzzella che non ha raggiunto i 500 voti. Aggiunte le tante schede bianche, nulle o con voti dispersi (oltre 160), hanno raccolto consensi oltre la platea grillina il candidato ufficiale Modugno (140) e l’ex favorito dai grillini Besostri (10 voti), mentre il deputato centrista Gaetano Piepoli, che poteva contare su una quindicina di dissidenti del gruppo «Per l’Italia», ha raccolto invece 56 preferenze. Qualche rappresentante della minoranza Pd si è affrettato a dichiarare che la corrente ha rispettato le indicazioni di partito, ma visti i numeri non è andata così.

Nella storia della Consulta, il parlamento ha tardato al massimo 17 mesi e 17 giorni, il record rischia di essere battuto. In più stavolta i giudici mancanti sono tre, e spesso si aggiunge una quarta assenza così la Corte bordeggia il minimo legale sotto il quale non può decidere. I presidenti di senato e camera Grasso e Boldrini a sera hanno parlato di «funzionamento compromesso» e «ritardo grave». Hanno fissato una nuova seduta congiunta non subito, ma tra sei giorni, il 1 dicembre. Sperando si trovi una soluzione. Servirà un accordo tra Pd e 5 Stelle. Oppure scortare al seggio i parlamentari della maggioranza e di Forza Italia.