Se dopo venti votazioni a vuoto il Pd ha finalmente trovato il coraggio di ritirare la candidatura di Luciano Violante, del quale si immagine la rabbia e la reazione, non per questo Renzi ha cambiato lo schema dell’accordo. Patto a due con Berlusconi era, e patto a due resta per eleggere i giudici costituzionali che spettano al parlamento. Si tratterà di trovare altri due nomi – «preferibilmente donne», ripetono sia il presidente del Consiglio attuale che l’ex – meno immediatamente «politici» di quelli ripetutamente bocciati. Nomi non sgraditi al Movimento 5 Stelle, ma soprattutto non in grado di coalizzare i malumori interni al Pd e a Forza Italia, com’è stato per Violante e il trio Catricalà, Bruno, Caramazza sacrificato dal Cavaliere. Adesso è soprattutto il Pd ad aver bisogno di un bel po’ di voti di riserva, che Renzi cerca nei 5 stelle proponendo in cambio la disponibilità a votare un loro candidato per il Consiglio superiore della magistratura. Nel partito democratico, infatti, non sono pochi gli amici di Violante che a questo punto potrebbero ricambiare il dispetto ai franchi tiratori del gruppo, impallinando il prossimo candidato.

O candidata, visto che Renzi nella comunicazione fatta arrivare ai 5 Stelle ha segnalato questa sua intenzione. Immediatamente bissato da Berlusconi, con il quale le comunicazioni da palazzo Chigi sono più semplici. L’ex cavaliere ai suoi senatori ha spiegato di avere pronta una terna di candidature tra le quali si riserverà di scegliere. Ma il senatore D’Alì, appena rientrato all’ovile berlusconiano, ha annunciato che anche lì si pensa a una candidata. «Non ci vengano a dire che vogliono delle “donne” – replica però il deputato grillino Toninelli -, per il rispetto del genere femminile ci diano dei nomi validi nell’interesse del paese, uomini o donne che siano». Discorso serio, che però deve fare i conti con il fatto che mai in sessant’anni il parlamento è riuscito a eleggere una donna alla Consulta: le uniche quattro giudici costituzionali sono sempre state scelte dai presidenti della Repubblica (due da Napolitano).
Il Movimento 5 stelle, poi, l’unico partito ad aver proposto un metodo limpido per la scelta dei due giudici costituzionali, e cioè la presentazione di candidati con un curriculum inattaccabile, è anche l’unico ad aver ufficialmente proposto una candidata: la professoressa Silvia Niccolai. Che ha preso i suoi voti nei precedenti e inutili scrutini, naturalmente restando lontanissima dal quorum richiesto. Voti in libertà sono arrivati anche alla professoressa Lorenza Carlassare, da nessuno candidata ma da tutti stimata. Epperò ieri sempre Toninelli indicava nel professor Franco Modugno la prima scelta dei grillini – era anche lui con Niccolai nella lista comunicata ai parlamentari dal blog di Grillo, e c’erano anche l’avvocato Felice Besostri e il professor Antonio D’Andrea.

Ma non è tanto a loro che si guarda, quanto ai nomi che i 5 Stelle vorranno fare per il Csm, dove c’è ancora un posto libero visto che la candidata suggerita dal ministro Orlando, indicata dal Pd ed eletta dalle camere, Teresa Bene, è risultata priva dei requisiti necessari. In questo caso l’ordine di preferenza dei grillini è sancito da una votazione online, il candidato è il civilista Alessio Zaccaria. Il Pd si è fin qui rifiutato di votarlo perché i grillini si rifiutavano di votare Violante. Che adesso è out.