Il lungo fine settimana è trascorso invano. All’appuntamento di oggi a mezzogiorno con un’altra laboriosa votazione segreta per eleggere due giudici costituzionali e due consiglieri del Csm, Pd e Forza Italia si ritrovano come si erano lasciati giovedì scorso. Senza nessuna certezza di riuscire a eleggere i due eterni candidati alla Consulta, Luciano Violante e Donato Bruno, anzi con la sensazione netta che questa coppia sia ormai da accantonare. Eppure le camere in seduta comune andranno avanti allo stesso modo, e ancora una volta ai parlamentari della maggioranza «del Nazareno» – quella allargata a Forza Italia – saranno distribuiti i soliti foglietti e sms con l’indicazione di Violante e Bruno. Serve un’ennesima fumata nera per cambiare finalmente schema, ma servirà anche un’altra pausa di riflessione.

A complicare ulteriormente la scalata alla Consulta di Violante è stato l’incidente giudiziario in cui è capitato Bruno, che sarebbe indagato per una vicenda legata al fallimento di una grossa azienda tessile di Isernia e sostiene di averlo appreso dal Fatto quotidiano. «Ad oggi ribadisco di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia – ha detto ieri sera il senatore forzista, assai vicino a Cesare Previti – resta evidente che qualora ci fosse un provvedimento di rinvio a giudizio non avrei nessuna remora a prendere le opportune decisioni». Non è esattamente un passo indietro, dal momento che il rinvio a giudizio potrebbe eventualmente arrivare solo al termine delle indagini, ma dovrebbe bastare la presa d’atto del problema a fermare la corsa del senatore. Impossibile allora che Violante possa proseguire da solo, essendo peraltro in campo da prima di Bruno. Un cambio si imporrebbe e se nel Pd non mancano i candidati – Augusto Barbera in testa – la carta di Forza Italia potrebbe forse essere quella semi nascosta di Nicolò Zanon.
Difficile allora che in queste condizioni un numero sufficiente di forzisti si convinca a votare per Violante, né che cambino improvvisamente idea i parlamentari Pd che stanno facendo opposizione al patto del Nazareno. Anche perché la diplomazia parallela di Berlusconi con la Lega e del vicesegretario Pd Guerini con Sel non ha prodotto risultati certi. I leghisti sembrano orientati a votare scheda bianca anche per il Csm, non appoggiando il candidato di Fi Zanettin. I vendoliani invece confluirebbero su Violante, in cambio dell’appoggio a Paola Balducci per il Csm, ma non vuoteranno Bruno.

La novità di ieri è che il Movimento 5 Stelle sta tentando di rientrare in gioco, probabilmente perché ha visto sfumare la possibilità di eleggere il proprio candidato (Zaccaria), destinato nei piani del Pd a essere sostituito dalla candidata di Sel. Senza arrivare a offrire i loro voti a eventuali nuovi candidati di Renzi e Berlusconi, i parlamentari grillini hanno comunque scritto una lettera aperta a Violante e Bruno chiedendo loro un passo indietro, ritirarsi «per togliere il parlamento dall’impasse in cui si trova dall’inizio di settembre». Dopo di che sarà interesse di Pd e Forza Italia cercare di conquistare i voti dei 5 stelle con nuove proposte.
Per tutte queste manovre servirà altro tempo. Tempo che per il Csm è abbondantemente scaduto. A differenza della Consulta, che può lavorare anche con due giudici in meno, l’organo di autogoverno della magistratura è bloccato e in «prorogatio» da luglio. Ma non sarà facile eleggere i due consiglieri mancanti senza un accordo complessivo, dunque anche sulla Corte Costituzionale.