Il Consiglio dei ministri ha negato alle famiglie disagiate il rinnovo della sospensione degli sfratti per finita locazione. Pubblicato in Gazzetta ufficiale, il testo del «Milleproroghe» che ha recepito la decisione presa alla vigilia di natale è un nuovo episodio della guerra ai poveri iniziata dal governo Renzi sin dal suo insediamento. Il ministero delle Infrastrutture l’ha giustificata sostenendo che il «Decreto Lupi» sulla casa ha incrementato i fondi per gli affitti e per la morosità incolpevole per un totale di 446 milioni di euro. I fondi per la sospensione degli sfratti sarebbero stati assorbiti in questo provvedimento.

Una valutazione ritenuta del tutto errata dai sindacati degli inquilini. Nel suo comunicato, il ministero di Lupi avrebbe indicato la somma degli stanziamenti fino al 2020, non quella riservata per il 2014-2015. L’esecutivo ha stanziato 100 milioni di euro per il fondo affitti nel 2014 e nel 2015, 35 milioni di euro per il 2014 e 35 milioni di euro per il 2015 per il fondo morosità incolpevole. Somme che non sono ancora arrivate ai comuni interessati. Per il biennio 2014-2015 il totale fa 270 milioni e non 446. Cifre assolutamente inadeguate per affrontare la crisi abitativa attuale. A titolo di esempio, si possono ricordare quelle stanziate nel 1999, sedici anni fa: solo il fondo per gli affitti contava su 350 milioni di euro all’anno. Oggi il fondo è stato cancellato, mentre gli sfratti aumentano a valanga.

Per Aldo Rossi, segretario nazionale del Sunia, questa decisione metterà a rischio sfratto 30 mila famiglie. Nella sola città di Roma, a gennaio, potranno essere sfrattate circa 3 mila sfratti a famiglie che continuano regolarmente a pagare l’affitto, ma hanno il contratto scaduto. Questa è la previsione di Guido Lanciano, segretario dell’Unione Inquilini di Roma e del Lazio.

I destinatari del provvedimento sono i nuclei con redditi complessivi lordi inferiori a 29 mila euro annui che, in più, vedono la presenza di anziani, minori, portatori di handicap gravi e malati terminali. Parliamo di famiglie che non hanno alcuna possibilità di trovare un alloggio alternativo. Considerata la drammatica carenza strutturale di alloggi sociali, i comuni non riusciranno ad intervenire in maniera efficace e tempestiva per contrastare la nuova emergenza sociale, una goccia nell’oceano di una situazione disperata.

Dal 2009, ci sono stati 350 mila sfratti, ad un ritmo di 80 mila sentenze all’anno. Il 90% di questi provvedimenti sono per «morosità incolpevole». Il nuovo anno inizia con 300 mila sentenze analoghe pendenti. Settecento mila famiglie hanno fatto domanda per una casa popolare, ma non hanno ricevuto una risposta. Si calcola che per ogni sfratto accertato ci siano almeno altre 10 famiglie «border line», quelle cioè che hanno almeno due mensilità di affitto arretrate.

Invece di investire sulle politiche degli alloggi sociali, l’esecutivo incentiva gli sfratti e consolida un record tutto italiano. Il nostro paese riserva il 4% per gli alloggi sociali contro una media europea del 16% e nulla fa per premiare la ricerca di indipendenza dei giovani dalle famiglie di origine. A pesare è certamente la disoccupazione di massa, ma è chiaro che una politica abitativa mirata aiuterebbe i ragazzi italiani a conquistare la loro libertà.

Confedilizia è soddisfatta: «Il governo ha evitato il 31esimo blocco degli sfratti: ha rotto la rituale liturgia» sostiene Corrado Sforza Fogliani, presidente dell’associazione secondo il quale la «legge dell’equo canone che non risolse alcun problema ma nel contempo ne creò tanti». Sforza Fogliani auspica che il governo mantenga la sua decisione contro una «pericolosa demagogia». Si riferisce, probabilmente, a chi denuncia l’emergenza sociale degli sfratti.

Come Walter De Cesaris, segretario nazionale del sindacato degli inquilini. In una lettera a Renzi, De Cesaris ha chiesto di emendare il «Milleproroghe» nella discussione parlamentare e lo ha invitato a intervenire sui prefetti per evitare il ricorso agli sgomberi violenti con polizia e carabinieri per i nuclei in possesso dei requisiti. Bisogna evitare che il dramma si trasformi nelle tragedie viste a Milano, o a Roma, negli ultimi mesi.

Gli inquilini annunciano un gennaio pieno di mobilitazioni e fanno appello ai movimenti per il diritto all’abitare e alla società civile. In questi mesi sono riusciti a bloccare il decreto sulla dismissione dell’edilizia residenziale pubblica che prevedeva l’asta delle case popolari a prezzi di mercato e senza tutele per gli assegnatari. Durissima è l’opposizione contro l’articolo 5 del decreto Lupi, una misura liberticida che taglia acqua luce e gas a chi occupa immobili vuoti e ne chiede il riuso per fini abitativi. A Renzi gli inquilini chiedono un incontro per esporre un piano articolato in tre mosse: un incremento dell’offerta pubblica di alloggi sociali pari a un milione di case; un intervento shock sul mercato degli affitti privati a costo zero e il blocco di un anno sugli sfratti, compresi quelli per morosità incolpevole.