Controlli alle frontiere anche per i cittadini comunitari e possibilità di mettere immediatamente sotto sorveglianza passeggeri considerati sospetti. Utilizzo di Frontex nel contrasto ai foreign fighters. Misure utili a ostacolare riciclaggio di denaro e ogni altra forma di finanziamenti dei terroristi e giro di vite per l’acquisto di armi on-line. Ma anche divieto di possedere armi semi automatiche e regole comuni tra gli stati membri che consentano di rintracciare in tutta l’Unione europea una pistola, un fucile o un mitra utilizzato nel corso di un’azione terroristica.
Una settimana dopo gli attentati di Parigi l’Europa si prepara ad adottare nuove norme contro il terrorismo, anche a costo di aumentare i controlli sui movimenti dei suoi cittadini. La decisione verrà presa oggi a Bruxelles durante il vertice dei ministri degli Interni dei 28, summit previsto inizialmente per discutere di un’altra crisi, quella dei migranti, ma nel quale si parlerà invece soprattutto di contrasto al terrorismo. Tema delicatissimo, al punto che alla vigilia dell’incontro Amnesty international, pur condividendo la necessità di garantire la massima sicurezza, ha comunque sentito il bisogno di raccomandare ai leader europei il rispetto dei diritti umani invitandoli anche a respingere la retorica anti rifugiati che – ha ricordato l’organizzazione – già dilaga in alcuni paesi.
Quello che i ministri degli Interni dovranno discutere oggi è un documento preparato dalla presidenza lussemburghese e dai funzionari europei dell’antiterrorismo, e pur evitando di proporre la sospensione di Schengen prevede un aumento dei controlli su tutti coloro che arrivano nella Ue provenienti da un paese terzo. Senza eccezione per nessuno, neanche per i cittadini comunitari che oggi godono del diritto alla libera circolazione.
Il documento propone che nei porti, negli aeroporti e in ogni punto di ingresso all’Unione vengano prese le impronte digitali e la scansione del viso dei passeggeri, dati da far confluire nei datebase già esistenti insieme alla data di ingresso e di uscita dal paese. E’ prevista l’impiego di squadre di intervento rapido (Rabit) e di polizia alle frontiere per garantire i controlli di sicurezza e la possibilità di una «segnalazione immediata» dei passeggeri sospetti, o perché foreign fighters di ritorno da un paese in guerra, o perché ritenuti possibili attentatori. La segnalazione consente di avviare subito le misure di sorveglianza verso il sospetto mettendo in atto, se necessario, anche «controlli specifici».
C’è poi la richiesta di nuovi compiti per Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere europee che fino a oggi si è occupata di immigrazione. Il documento chiede che a partire dal prossimo mese di dicembre la Commissione europea proponga una nuovo regolamento dell’agenzia che ne consenta la cooperazione con Europol nella lotta contro i foreign fighters. Su questo, però, ci sarebbe l’opposizione di Frontex che riterrebbe di non essere in grado di svolgere simili compiti. Va da sé che aumenteranno i controlli sui migranti in arrivo in Europa, compito che l’agenzia è chiamata a svolgere negli hotspot situati nei primi paesi in cui sbarcano.
Un altro punto importante è quello che riguarda la necessità di rendere più difficile per i terroristi reperire armi e esplosivi. Le proposte dell’Ue prevedono il divieto di possedere armi semi automatiche, ma si chiede anche ai paesi membri di approvare leggi più severe che ne rendano più difficile l’acquisto on line e regole comuni ce consentano seguirne gli spostamenti all’interno dell’Unione. Proposta anche l’istituzione di nuovi reati legati al terrorismo.
C’è, infine, il capitolo riguardante la necessità di limitare le possibilità economiche di cui dispongono i terroristi. Il documento della presidenza lussemburghese prevede il congelamento dei beni e dei fondi delle persone ritenute coinvolte in atti di terrorismo, una possibilità prevista dall’articolo 75 del Trattato di Lisbona. Si richiede inoltre un monitoraggio più stretto sul riciclaggio di denaro sporco e sul traffico di opere d’arte insieme a controlli più stretti sui pagamenti non bancari, come i trasferimenti attraverso valute virtuali.