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Firenze fa da scenario a una serie di iniziative organizzate dalla New York University, in collaborazione con la Fondazione Biagiotti e il Museo Bardini, per riconsiderare e problematizzare la visione del black body nell’immaginario della cultura occidentale.

Il ciclo di eventi è iniziato il 29 maggio con la conferenza BlackPortaiture II svoltosi presso Villa La Pietra al quale hanno partecipato relatori di primo piano nel dibattito internazionale: Ayoka Chinzera, Alessandra Di Maio, Maaza Mengiste, Misan Sagay, Simon Njami, Ella Shohat, Hoan Morgan, Jason King, Sanford Bigger, Holly Bass, Sam Pollard, Dyana Williams, Imani Uzuri, Kellie Jones. Sempre il 29 è stata inaugurata la mostra ReSignifications presso il Museo Bardini, a cura del nigeriano Awam Amkpa, drammaturgo, regista, produttore cinematografico, oltre che docente presso la New York University.

L’esposizione, che rimarrà visibile fino al 29 agosto, trae ispirazione dai blackamoors, sculture a scopo ornamentale della collezione di Villa La Pietra raffiguranti moretti in posture di servitù. A partire dal 2012 numerosi artisti statunitensi, europei e africani sono stati invitati da Amkpa a fornire delle risposte artistiche alle rappresentazioni dei blackamoors. I risultati includono opere di 47 artisti, tra i quali Carrie Mae Weems, Alessandra Capodacqua, Fred Wilson, Mickalene Thomas, Alessandra Ragionieri, A Zanele Muholi, Omar Victor Diop, Patrizia Maimouna Guerresi, Peju Alatise, Mary Sibande, Daniele Tamagni, Patrizia Maimouna Guerresi, Hassan Hajjaj.

Traendo ispirazione da oggetti di rilevanza culturale esterna agli States, Amkpa ha chiesto agli artisti coinvolti di usare i blackamoors come catalizzatori di significati al fine di creare «un’arte eloquente, capace di sollecitare un dibattito globale». Così, partendo dall’immaginario del black body elaborato nel contesto del Vecchio Continente, le opere sono state pensate, progettate e realizzate in uno spazio liminare che connette il passato (tra l’altro) europeo – relativo allo schiavismo e ai colonialismi – con le condizioni postcoloniali.

Un passato che nelle opere viene problematizzato sia per quanto concerne la costruzione delle narrazioni – chi ha raccontato la storia, le storie e da che punto di vista – sia per la discorsività, ovvero l’invenzione dei soggetti non europei, neri e afrodiscendenti in Europa e negli Stati Uniti. Oggetto delle tante interrogazioni, e dei risultati proposti dagli autori nelle opere, sono le narrazioni che prima hanno fatto il colonizzato – direbbe Frantz Fanon – e poi hanno attribuito ad altri corpi neri nuove valenze fuori dall’Africa, determinando come questi potevano stare in Europa e negli States.

Ma soprattutto ReSignifications parla della condizione postcoloniale. La pratica di decentramento dello sguardo, ossia di leggere «in controluce» le immagini del passato e le relative risignificazioni nel presente, porta a Ferguson e Baltimore, ma anche a Lampedusa, Calais e Ventimiglia. L’analisi contrappuntistica delle immagini dei corpi neri proposti dall’arte europea pone in risalto, inoltre, le dissonanze rispetto all’immaginario contemporaneo. «La presenza degli africani in Europa – spiega Amkpa – è vecchia quanto l’Europa stessa»: statisti, emissari, religiosi, soldati e miliziani, poi servitori e paggi. Lo scarto di rappresentazione, rispetto al presente delle diaspore, va letto (tra l’altro) nella prospettiva dei discorsi sulla razza, di come eventi storici come lo schiavismo e i colonialismi abbiano concorso a «plasmare le strutture sociali e le identità»; di come l’immaginario su quei corpi marchiati dal colore fu riutilizzato, in periodi successivi e in nuovi contesti di sfruttamento, per nuove narrazioni di dominio del logos bianco-europeo-maschile.

Negli Stati Uniti – commenta Amkpa – i soggetti «afrodiscendenti» continuano a negoziare il significato dei diritti di cittadinanza; nei Caraibi, la Repubblica Dominicana minaccian di espellere quelli ritenuti di origine africana; in Africa, poi, governi corrotti continuano l’opera di sfollamento di intere popolazioni, laddove esistono interessi energetici, economici e politici, alimentando, così, le migrazioni verso l’Europa e altrove.

«ReSignification» è una mostra che dà molti spunti per interpretare il presente, perché porta in evidenza le connessioni culturali tra periodi e luoghi differenti del globo con l’Africa; ma soprattutto, è una mostra che agisce rendendo palese come la storia dei racconti visuali dei corpi neri in Europa sia l’alfabeto simbolico dal quale partire per rileggere in modo critico – come fanno le opere degli artisti – le risignificazioni, ovvero le tante forme di discriminazione e razzismo del presente.