Correa cede alla piazza. Dopo le violente proteste dell’opposizione, che hanno raccolto anche rumorosi scontenti all’estrema sinistra di Alianza Paiz, il presidente dell’Ecuador ha deciso di sospendere l’iter della Legge organica per la redistribuzione della ricchezza, altrimenti detta Ley de Herencia. Per Correa, serve ora «un grande dibattito nazionale» per spiegare bene le cose al paese ed evitare le strumentalizzazioni di quanti creano ambiguità per destabilizzare il governo.

Il testo, che il parlamento avrebbe dovuto licenziare entro 30 giorni, prevedeva di aumentare le tasse di successione dal 2,5% al 77,5%. Un provvedimento contro le disuguaglianze, secondo il governo: perché – ha spiegato Correa – nonostante i benefici apportati ai meno favoriti dalla «revolucion ciudadana» , il 2% controlla ancora oltre il 90% delle risorse nazionali. E queste tasse – che non metterebbero le mani nelle tasche dei piccoli patrimoni perché oltre il 98% degli ecuadoriani non verrebbe toccato – servirebbero a «democratizzare il controllo dei mezzi di produzione».

Secondo il presidente ecuadoriano, è necessario decidere «il tipo di paese che vogliamo». La decisione di ritirare il testo di legge è stata presa soprattutto per evitare che gruppi di opposizione, minoritari ma violenti, «generino nuovi scontri, soprattutto in vista dell’arrivo di papa Francesco», dal 5 all’8 luglio. «Si può parlare di democrazia quando meno del 2% accumula nelle proprie mani tutta la ricchezza?», ha ripetuto, richiamando le parole del papa quando dice «che la disuguaglianza è fonte di conflitto tra i popoli, e perciò attenta alla libertà della persona».

Quindi, Correa ha auspicato: «Speriamo che a questo grande dialogo nazionale per la democratizzazione delle risorse partecipino organizzazioni sociali, giovani, sindacati, accademici. Non vogliamo urla, strumentalizzazioni e violenze, ma argomenti intorno a cui discutere e ascoltare proposte».

Nelle violenze, partite soprattutto dalla capitale Quito, dove governa un sindaco di opposizione, è rimasto ferito anche un ex ministro della cultura di Correa, il cui volto insanguinato ha fatto il giro del web. Da Cuba al Venezuela, dalla Bolivia alla Unasur, tutti hanno condannato le violenze e denunciato il tentativo delle destre di far cadere Correa.