Dopo la peggiore sconfitta nella storia dei Mondiali, ai brasiliani era rimasta solo la speranza di poter vedere un giorno la loro amata seleção tornare quella di una volta. Ma la speranza non porta soldi e nel mondo dei cartolas (i dirigenti del calcio brasiliano, ndr) contano solo i quattrini. Quindi se per ottenere profitti miliardari vendono anche la seleção, è il mercato baby.

Un’inchiesta pubblicata dal giornale O Estado di São Paulo ha svelato come la Federazione calcio brasiliana (Cbf) ha letteralmente venduto la nazionale verde-oro attraverso contratti firmati con imprese finanziarie private, in cambio di migliaia di dollari di commissioni che andavano agli agenti e ai manager (qui l’articolo originale con le repliche della Cbf).

La Cbf ha iniziato a privatizzare la seleção nel 2006 firmando un contratto segreto con l’azienda Ise, società di comodo con sede alle Isole Vergini controllata dal gruppo saudita Dallah Al Baraka. Da allora, Ise è diventata l’organizzatrice ufficiale della gare della seleção.

Tale contratto, tenuto nascosto per 10 anni, prevede una serie di obblighi che devono soddisfare i criteri stabiliti dai partner commerciali: la lista dei giocatori convocati per esempio deve essere sempre la stessa e ogni variazione deve essere segnalata ai partner e approvata.

Il testo (vedi immagine in fondo) è chiaro: il giocatore che sostituisce un titolare deve avere il suo stesso valore di marketing.

Il contratto è stato rinnovato per altri dieci anni dall’allora presidente della Cbf Ricardo Teixeira durante un incontro a Doha, in Qatar, nel 2011. Ise nel frattempo ha subappaltato il contratto nel 2006 all’azienda Kentaro e nel 2012 alla Pitch Internacional. Se nel primo accordo i termini non facevano menzione alle regole sulla convocazione dei giocatori, nel 2011 tutto è cambiato. Da quel momento si è cominciato a esplorare il potenziale del marchio seleção in tutti i modi possibili, indipendentemente dal risultato della partita.

Secondo quanto riporta O Estado, ogni violazione delle clausule costa alla Cbf 1 milione di dollari. Il contratto prevede anche che la preparazione della seleção per i Mondiali del 2018 e del 2022 sarà organizzata in via esclusiva dalla stessa Ise.

I documenti rivelati hanno mostrato anche i giochi di potere all’interno della Cbf.

Jose Maria Marin, a capo della federazione brasiliana fino al mese scorso e uno degli arrestati di ieri, non solo era a corrente dell’accordo, ma ha provato a rinnovare il contratto con Kentaro, senza riuscirci. Ma anche il suo predecessore Ricardo Teixeira continuava ad avere potere nella Cbf e dopo un’intermediazione con i sauditi dell’Ise è riuscito a passare il contratto alla Pitch International. Così l’Ise ha subappaltato l’organizzazione delle partite della nazionale all’azienda londinese, che non aveva mai organizzato una partita. L’attuale presidente della Cbf, Marco Polo Del Nero, non pensa che questo sia un accordo negativo. «Abbiamo un contratto in essere e lo vogliamo mantenere. Tutti quei soldi non li avevamo mai incassati quando giocavamo le amichevoli in Brasile».

Detto in parole povere, la seleção avra scarse possibilità di testare le giovani promesse. In questo modo la Cbf ha anche rubato il sogno di 200 milioni di persone. Ora quando si vedrà una partita, non si saprà più se i giocatori che sono in campo sono lì perche se lo meritano o perché li ha scelti il mercato.

Intanto l’inchiesta per corruzione di questi giorni sembra sia arrivata anche alle tangenti del gruppetto Cbf.

Secondo il Dipartimento di giustizia Usa, Jose Maria Marin avrebbe diviso tangenti con l’ex presidente Ricardo Teixeira e con l’attuale, Marco Polo Del Nero. Avrebbe ricevuto mazzette nel 1989 per lo sfruttamento commerciale della Copa do Brasil. Josè Hawilla, proprietario di Traffic, azienda brasiliana di marketing sportivo titolare dei diritti sulla Copa, ha dichiarato che durante una riunione con Marin lui gli avrebbe chiesto del denaro, che sarebbe andato anche a Teixeira e Del Nero. Hawilla, che per ora è in libertà negli Stati Uniti, si è già dichiarato colpevole delle accuse di estorsione, frode e riciclaggio, impegnandosi a restituire 450 milioni di reais (131 milioni di euro) frutto di bustarelle.

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