Ad unirla, per il momento, è il successo politico di Alexis Tsipras e di Syriza in Grecia. Riunita ieri al tempio di Adriano a Roma, la sinistra italiana istituzionale, in bilico o a cavallo tra Sel e alcune componenti della «sinistra Pd», si è espressa con le maiuscole commentando l’intervista che il primo ministro greco ha rilasciato in un libro di Teodoro Andreadis (Bordeaux edizioni).

Per Vendola (Sel) è «Syriza è l’inizio di un nuovo processo politico continentale che può salvare la civiltà europea dai disastri economici e sociali prodotti dalle politiche di austerity». Per Smeriglio (Sel) «Tsipras dimostra che si può vincere fuori dalle compatibilità politiche». Smeriglio ha anche rivendicato la scelta di avere schierato il congresso di Sel dalla parte di Tsipras, e non dei socialisti formato «larghe intese» di Schultz e di «avere fatto la lista Tsipras alle Europee». Nessun riferimento al caso «Spinelli-Furfaro» che ha opposto i quartier generali dell’Altra Europa e Sel che, dopo vari scossoni, continuano un percorso che ricorda l’antico motto delle «convergenze parallele». Di Tsipras si apprezza il «pragmatismo» e il «realismo». E poi «una radicalità che non si confonde con il massimalismo». L’entusiasmo generato della sua vittoria può portare ad un «processo nuovo». Per questo «non possiamo stare sull’uscio del Pd per vedere se escono Civati o Fassina- ha detto Vendola -La novità è la ripresa del conflitto sociale archiviato da tempo in Italia». Un conflitto identificato con la Cgil che si è opposta al Jobs Act. Per Vendola bisogna raccordare il «sociale» e il «politico» in vista di una o più «coalizioni». Di «uscire dal Pd» Civati e Fassina (Pd) in effetti non ci pensano proprio. Al netto di battute di buon gusto che hanno fatto sorridere una platea di almeno 500 persone, il primo ha ribadito le sue critiche a Renzi («Per lui non ci sono alternative al pensiero unico, ma qui non c’è nessun pensiero, è rimasto solo l’unico») e al «tratto equivoco» del rapporto tra il Pd e i socialisti europei. Civati ha alluso al fulminante giudizio di Tsipras sul Pd «liberista in Italia e socialdemocratico in Europa, a dimostrazione di una personalità scissa». Una definizione che descrive chi si colloca a sinistra di questo partito e vota la riforma del lavoro del «Jobs Act».

In questo contesto malinconico e autoironico in cui è difficile riunire personalità scisse, Fassina si è impegnato a rendere «il governo italiano proattivo rispetto alla piattaforma di Syriza. Le sue proposte non sono utili solo alla Grecia. Il problema del debito non riguarda solo la Grecia». E ha proposto una «piattaforma di consultazione sistematica». Proposte in cui non sono mai stati citati i movimenti (Italia sulla casa, contro lo Sblocca Italia o dello sciopero sociale). Gli stessi (o analoghi) che rappresentano invece la base di Syriza in Grecia. La prospettiva sembra essere un’altra. L’ex viceministro dell’Economia del governo Letta ha suggerito di considerare la «critica radicale ma non estrema al capitalismo» di Papa Francesco.

Ad aprire, e chiudere, l’incontro moderato dalla giornalista Lucia Goracci è stata Luciana Castellina che ha messo da parte le mediazioni puntando dritto all’entusiasmo «che la vittoria di Tsipras ha generato. Dimostra che la politica può unire e dare gioia. In Italia c’è un’emergenza democratica dovuta alla fine dei partiti di massa come spazi deliberativi. La democrazia non rinasce senza ricostruire tali spazi, mettendo insieme sociale e politico».