Approvato ad agosto in senato, il disegno di legge governativo che riforma un terzo della Costituzione è in attesa di essere esaminato dalla camera. Dove un gruppo di deputati vicini all’ex segretario Bersani ha annunciato che riproporrà un emendamento rimasto fuori dall’iter del senato. Punta a cambiare l’articolo 81 della Costituzione, dove due anni e mezzo fa (governo Monti) fu velocemente e a furor di parlamento (14 voti contrari totali in 4 letture) inserito l’obbligo del pareggio del bilancio dello stato. Nessun trattato né accordo europeo chiedeva tanto al nostro paese, che ha voluto strafare scolpendo la regola aurea dell’austerità nella carta costituzionale – inutili allora gli appelli ai parlamentari Pd perché consentissero almeno il referendum confermativo. Un esiguo gruppo del Pd aveva già provato a emendare il disegno di legge costituzionale del governo al senato, ma la presidente Pd della prima commissione aveva respinto l’emendamento. i deputati Fassina, Lauricella e D’Attorre ci riprovano adesso, intervenendo sul comma 2 del nuovo articolo 81 «in modo che sia possibile l’indebitamento da parte dello stato per fare investimenti, d’altra parte è in linea con quanto dice Renzi». All’annuncio dell’iniziativa, ecco subito la replica del deputato renziano Giachetti: «La riforma dell’art. 81 fu votata dal Pd con Bersani segretario e Fassina responsabile economia. Il ritorno dei compagni che sbagliano?». Controreplica di Fassina: «All’epoca non ero parlamentare, fui contro il pareggio di bilancio in Costituzione e i rigoristi del Pd chiesero le mie dimissioni». «Ma l’articolo 81 fu modificato e tu non ti dimettesti», insiste Giachetti. E un altro renziano, il senatore Tonini, ricorda che era proprio di Bersani la prima firma in calce alla proposta di modifica in senso rigorista della Costituzione. Chiusura di Fassina: «Fu un grave errore, lo dissi a Bersani. Comunque ora cancelliamolo».