Il sindaco Beppe Sala questa volta ha detto la prima cosa insensata che gli è venuta in mente. Ci vuole l’esercito. Si è lasciato scappare che ci vuole l’esercito perché a Milano c’è un problema di sicurezza. Oltre ad averla già sentita – per i diritti d’autore rivolgersi all’ex vicesindaco De Corato – la presenza dei militari deambulanti con funzione di spaventapasseri ha già creato qualche problema. Uno di natura percettiva, l’esercito in strada aumenta la sensazione di insicurezza, e l’altro che riguarda lo spreco di forze di polizia che sono costrette ad accompagnare per mano i ragazzotti in avanscoperta, in quanto i militari non possono svolgere alcuna funzione di pubblica sicurezza, nemmeno prendere sotto braccio una vecchietta sulle strisce pedonali.

La non soluzione in tuta mimetica però continua a non dispiacere ai sinceri democratici che hanno imparato a memoria la storiella che così facendo non si lascia alla destra il tema della “sicurezza” (da Trump a Salvini, si vede che sta andando a finire proprio così). Poi c’è l’altra idea forte che suona apparentemente neutra e dice che “non c’è contrapposizione tra diritti e sicurezza”. Peccato però che i militari, a Milano e ovunque, vengano riproposti sempre in seguito a fatti di sangue e sempre per pattugliare i quartieri “multietnici”. Anche questa volta è andata così. Il sindaco Beppe Sala, che ieri stava accompagnando la presidente della Camera Laura Boldrini a visitare una periferia cosiddetta “difficile”, Quarto Oggiaro, è stato chiamato a commentare l’omicidio di un sudamericano accoltellato in piazzale Loreto e ha risposto così: “I militari possono tornare utili in una situazione come quella di Milano e di via Padova in particolare. Sto considerando di chiedere una parte dei militari che erano impegnati sul progetto strade sicure per il Giubileo. Alcune comunità sudamericane si caratterizzano per avere livelli di violenza preoccupanti”.

Se fosse ancora possibile porre rimedio a decenni di paranoie securitarie, bisognerebbe suggerire che delinquono i delinquenti e non “alcune comunità” e poi, per amore di statistica, si potrebbe aggiungere che Milano è sempre in cima alla classifica delle città più sicure al mondo: da maggio 2015 ad aprile 2016 gli omicidi sono calati del 54,3% rispetto all’anno precedente (da 35 a 16).

La realtà, in questo caso, è argomento che annoia. Sta di fatto che il sindaco ha riaperto involontariamente il dibattito più difficile per chi lo ha votato credendo che il suo trasporto per le periferie lasciasse presagire modalità di intervento meno muscolari. Il primo a venire in soccorso del capitano Sala è l’assessore “social” Pierfrancesco Majorino, ricordando candidamente che la presenza dei militari in via Padova “era presente nel nostro programma elettorale”. A rimettere la truppa sull’attenti ci prova il soldato semplice Mirko Mazzali, che si occupa di periferie per Palazzo Marino e che su questi temi va a memoria. Dice che i reati sono diminuiti, che via Padova non è pericolosa e che sono le forze dell’ordine a dover svolgere compiti di ordine pubblico. “Dopo che avremo messo i blindati, i soldati, al prossimo reato cosa diremo?”. In mezzo c’è Sinistra X Milano che avrà sempre l’ingrato compito di doversi giustificare per ogni sterzata a destra del suo sindaco. Dicono che i militari da soli non risolvono i problemi e per via Padova privilegiano un “progetto complessivo di rigenerazione urbana”. Bello. Ma intanto i militari, che se ne erano andati dopo l’Expo, torneranno a Milano. Se può essere di consolazione, non solo in via Padova ma in tutta la città. C’era anche questo nel “patto per Milano” sottoscritto da Matteo Renzi.