Siamo andati nel tempio del mercato dell’arte, a New York, da Christie’s e da Sotheby’s. Novembre è il mese più indicato: i billionaires mettono mano al portafoglio prima delle compere di Natale. L’anno scorso, di questi tempi, il cinese Liu Yiqian – collezionista con trascorsi da tassista – si assicurava il Nudo Rosso di Modigliani, già nella collezione Mattioli, per 170 milioni di dollari. Prezzo che il dipinto ha raggiunto in nove minuti di asta. Quest’anno, fra i pezzi battuti da Christie’s, spiccano varie opere di Picasso, ma soprattutto un Covone di Monet (1891) e Rigide et courbé di Kandinsky (1935). Proprio davanti a un Covone, visto a una mostra di impressionisti, l’artista russo si innamorò della pittura, e nelle orecchie gli risuonava il Lohengrin di Wagner. Accadeva nella Mosca di fine Ottocento, una città provinciale a sentire cosa ne pensa il pittore (Sguardi sul passato, 1913). Poi la crescita fu esponenziale e si misura in quattro fasi: Monaco, e il paesino di Murnau (1896-1914), ancora Mosca (1914-1921), il Bauhaus, tra Weimar e Dessau (1922-1933), e poi Parigi, nella calma di Neuilly-sur-Seine (1934-’44). Il dipinto battuto a New York risale all’ultimo periodo, dicembre del ’35. Kandinsky era evaso da una Germania ormai segnata dall’avvento del nazismo e nel sobborgo parigino tornava a affrontare la tela in un suo modo ludico e gioioso. Ora mette la sabbia assieme alla pittura, allunga e affusola le forme come fossero nuvole. I colori, spenti, sono quelli di chi ha sperimentato tutto e può adagiarsi sulla serenità di soluzioni che ama. Era questo lo stile del pittore che mandava in estasi uno dei maggiori collezionisti di sempre, Solomon R. Guggenheim, che nel ’36 compra il dipinto da Kandinsky e per un decennio lo espone nelle mostre annuali del suo «museo di pittura non-oggettiva» in America. Quando il museo di Frank Lloyd Wright apre al pubblico a New York (1959), dopo dieci anni di gestione da parte di una fondazione, la collezione era già un mostro di quasi quattromila opere. Non tutti i Kandinsky sono reputati indispensabili a quel punto. Rigide et courbé è parte di un lotto di cinquanta opere del russo che la fondazione Guggenheim mette all’asta, nel 1964, da Sotheby’s a Londra. Da quel momento, sino a oggi, il dipinto era sparito dalla circolazione. E, quando siamo ormai a metà anni ottanta, la riscoperta del periodo parigino di Kandinsky riparte proprio da una mostra di quel Guggenheim, che venti anni prima si disfaceva dei capolavori del pittore. Almeno per il momento Rigide et courbé rimarrà a New York: lo ha acquistato Gabriel Catone, art advisor, per 23,3 milioni. Non un gran prezzo, a considerare la base d’asta (18-25 m). Il Covone, prevedibilmente, ha fatto il record dell’anno: 81,4 milioni. Poi si classifica Untitled XXV di De Kooning (1977), acquistato per 66,3 milioni. Fra i contemporanei, chi brucia tutti è sempre il magnifico Gerhard Richter. La Abstraktes Bild (809-2) (1994), che viene dalla collezione di Eric Clapton, è stata comprata dalla galleria Richard Gray (New York-Chicago), per 22 milioni. Da Sotheby’s invece, Ragazze al ponte di Edvard Munch (1902) è stato battuto per 54 milioni, alla prima offerta. Per il Wall Street Journal, l’asta era piena di «cacciatori di occasioni» e la banditrice ha temporeggiato più del solito, prima di concludere che il lotto era stato aggiudicato. Chiacchierava anche con un intermediario noto per agire per conto dei cinesi. Chissà se fra i tanti acquirenti, spesso speculatori, si nasconde anche qualche collezionista vero, come ai bei tempi andati. Nell’attuale momento storico, è di questa fattispecie che si sente la mancanza.