Da Mafia Capitale a ‘ndrangheta Capitale il passo è stato breve, anzi brevissimo. C’era da aspettarselo.

Che i tentacoli delle ‘ndrine si muovessero intorno a Roma era un fatto noto, già registrato da altre inchieste. Come non ricordare le feste elettorali di Alemanno al Cafè de Paris di via Veneto in cui l’ex sindaco, non indagato, avrebbe conosciuto il boss Giulio Lampada. Per questa vicenda Alemanno è stato escusso come teste nel processo di ’ndrangheta contro i Valle e i Lampada per il quale l’ex consigliere regionale Franco Morelli, suo capo corrente in Calabria, è stato condannato in appello a 4 anni.

Gli arresti di ieri di Rocco Rotolo e Sasà Ruggiero dimostrano che il business su cui lucrare è sempre quello dell’accoglienza. Anche e soprattutto in Calabria. Che detiene il poco onorevole primato di ben due Cpt (Crotone, il più grande d’Europa, e Lamezia), della gigantesca tendopoli di San Ferdinando per gli stagionali della Piana, più una miriade di centri d’accoglienza affidati a cooperative a dir poco ambigue (Falerna, Rogliano nel Savuto, Cropani). E proprio su Cropani si è concentrata l’attività investigativa della procura di Roma.

«…Siccome stanno aumentando i pasti mi ha detto ‘facci entrare anche la ’ndrangheta’» diceva Massimo Carminati in un’intercettazione del 26 maggio parlando con Paolo Di Ninno, commercialista di Salvatore Buzzi in carcere per associazione mafiosa, e Claudio Bolla, stretto collaboratore del ras delle cooperative sociali.

Tra il «mondo di mezzo» di Carminati e Buzzi e i Mancuso c’erano «interessi comuni» da mettere a profitto. I Mancuso, tramite i romani, riuscivano ad entrare nel lucroso affare degli appalti delle pulizie dei mercati rionali della Capitale e in cambio accreditavano, anche per intercessione dei Piromalli di Gioia Tauro, le cooperative di Buzzi al fine di ricollocare gli immigrati in esubero dal Cpt di Crotone. Il legame tra i due sodalizi nasce, dunque, da un do ut des: una richiesta di protezione per fare business in Calabria. Perché la coop 29 giugno di Buzzi aveva l’appalto di gestione del Cara di Cropani, istituito dal Viminale per sopperire al sovraffollamento del vicino Cpt Sant’Anna di Crotone Lo stanziamento era di 1,3 milioni, per l’accoglienza di 240 immigrati.

Buzzi era di casa sullo Jonio crotonese. È lui stesso a spiegarlo in un’intercettazione del luglio 2014: «Allora io te dico, quando stavo a Cropani scendevo er pomeriggio, salivo su la mattina e ripartivo er pomeriggio… parlavo con il prefetto, parlavo con tutti, parlavo con la ’ndrangheta.. parlavo con tutti. E poi risalivo su». Lo stesso Buzzi rammentava gli incontri con il clan: «Quando siamo andati giù… ci siamo messi a parlare, noi siamo .. in questo periodo… bersagliati… sappiamo tutto ciò che è successo a Vibo… noi siamo bersagliati dai giudici, dai cosi… però chiamiamo un ragazzo… che è pulito nella legge e quindi nello… ok…. ci siamo dati appuntamento e ci ha presentato questo “gingillo” diciamo…».

Il gingillo è Giovanni Campennì, che così avrebbe curato gli investimenti romani della potente cosca vibonese. Come l’appalto per la pulizia del mercato Esquilino, gestito attraverso la cooperativa Santo Stefano, e affidatogli con il diretto consenso di Carminati.

Anche la figura di Rotolo emerge in maniera eloquente dalle parole di Buzzi: «Quello è un ’ndrangheta… affiliato… se tu gli dici sei un mio soldato… lui il generale l’ha… il generale non cè l’ha qui a Roma… se offende… non so se me capisci… se tu c’hai dei problemi con questo… tu me chiami a me e ci parlo io… loro sanno come devono fa’, quali so’ i limiti, non si devono allarga’…però pure te devi sta attento a come ce parli!…».