Da oggi al 26 giugno, a Bologna, si terrà l’assemblea costituente del Partito comunista italiano. Come ci si è arrivati? Attraverso un processo di accumulazione di forze che si è sviluppato nelle organizzazioni nate dopo la fine del Pci, nel mondo del lavoro, della cultura, dei movimenti di lotta ed è sfociato nella costituzione dell’ Associazione per la ricostruzione del partito comunista che, dal 2014 in poi, ha organizzato, su tutto il territorio nazionale, oltre cento iniziative pubbliche, coinvolgendo 10 mila compagne e compagni. E adesso è l’ora. Nella costituente si scioglie l’intero PCd’I, confluiscono molti dirigenti e molti militanti del Prc e migliaia tra quadri operai, intellettuali e compagni/e senza tessera: la diaspora comunista orfana da molti e troppi anni di una casa comune.

Al congresso di Bologna ci si arriva attraverso una discussione politica – su di un documento congressuale – sviluppatasi in tutto il Paese, città per città, provincia per provincia, discussione che ha delegato al congresso nazionale oltre 500 compagne e compagni. A partire dalla vastissima condivisione del documento, che partito nascerà a Bologna? Un partito comunista che, attraverso il recupero pieno delle categorie dell’antimperialismo e dell’internazionalismo, concepirà la battaglia contro le spinte belliche degli Usa e della Nato, contro le spese militari e per la ricostruzione di un movimento di massa contro le guerre come il suo primo compito; che avrà come obiettivo – attraverso una lotta radicale contro le politiche liberiste dell’Ue – quello di far crescere una vasta consapevolezza capace di cogliere il nesso che c’è, a livello continentale, tra la distruzione del welfare, la compressione di salari e diritti, la disoccupazione, la miseria di massa e le politiche antioperaie e antidemocratiche dell’Ue; un partito che punterà a ricollocare al centro lo scontro tra capitale e lavoro, a cominciare dalla lotta senza quartiere contro il jobs act; che reputerà centrale la battaglia d’ottobre in difesa della Costituzione e contro il disegno autoritario e liberista del governo Renzi. Un partito che punterà al rilancio dell’autonomia culturale, politica, organizzativa comunista e- insieme – lavorerà per l’unità delle forze della sinistra; che, di fronte all’attuale e compiuta mutazione genetica del Pd, ad egemonia renziana, il partito politico dell’Ue e della Bce in Italia, porrà come questione cardinale – nell’assordante silenzio sociale attuale – la ricostruzione di un’opposizione di classe e di massa come condizione essenziale per il cambiamento dei rapporti di forza nella società.

Un progetto politico ambizioso perché all’altezza della fase durissima che stiamo attraversando, una risposta in grado di indicare una strada diversa rispetto alla decadenza dei giorni nostri.

Un partito che riassumerà il nome e i simboli del più grande partito comunista al mondo non al potere (il Pci), e lavorerà con la consapevolezza che la sua ricostruzione potrà avvenire solo a partire dalla comprensione profonda del presente e dalla delineazione del futuro.

Lottando e studiando, per costruire un futuro grande come una storia. La nostra.