«Caro Pisapia, nella tua intervista a la Repubblica del 18 novembre (…) affermi che il Sì e il No sono determinati non dal giudizio sulla legge di revisione costituzionale, ma dalla volontà di far cadere il governo». Un gruppo di comitati per il No scrive all’ex sindaco di Milano che ha deciso di non schierarsi nella battaglia referendaria e di ragionare su una nuova formazione di sinistra. «Non è certamente così per il nostro Comitato, non lo è per la Cgil, l’Anpi, l’Arci e quelle associazioni che da sempre sono impegnate sul terreno della democrazia costituzionale», scrivono. «Siamo sostenitori del No per una sola ragione: se vincerà il Sì la nuova Costituzione non sarà più quella di prima», «il centro del potere passerà dal parlamento al governo», e «domani al governo del paese potrebbero andare forze populiste che hanno nel loro Dna la discriminazione contro i “diversi”. Avremmo posto nelle loro mani non solo tutti i maggiori poteri dell’esecutivo, ma anche la possibilità di ridurre le garanzie dei diritti fondamentali delle persone e delle minoranze». Caro Pisapia, è la conclusione, «con ferma convinzione riaffermiamo le ragioni per le quali difendiamo la Carta. Anche noi vogliamo cambiare: in meglio».