Gianni è un uomo tutto di un pezzo; ragioniere «ad alti livelli»in una grande società, bella casa, sposato da vent’anni. Ma basta poco e tutto precipita in pochi istanti: la moglie lo caccia di casa, l’azienda ristruttura e così si ritrova dall’oggi al domani anche senza lavoro, costretto giocoforza a dividere spese e appartamento con un trio di universitari, due ragazzi e una ragazza. Sembra l’incipit di un film di Loach o dei Dardenne, è in realtà una sit com – Zio Gianni – la prima del gruppo dei tre magnifici pazzi che rispondono a nome di The Pills (nome collettivo dietro cui stanno i romani Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini) e che da qualche anno sono nomi di punta, soprattutto per gli under 20, del mondo del web.

La sfida di Rai 2, e di Tini Andreatta di Raifiction, e di trasportarli su piccolo schermo in una collocazione rischiosa ma stimolante, le 21 ovvero in concorrenza con pacchi, veline e la soap Un posto al sole, con la speranza di intercettare (e fideizzare) un pubblico di giovanissimi. Venticinque episodi, ognuno dalla durata di nove minuti, con avvio il 22 dicembre. Nei panni di Gianni una vecchia conoscenza per gli amanti di Boris – dove era l’operatore Biascica – Paolo Calabresi e a interagire con lui i suoi conviventi Cristel Checca, Francesco Russo, Luca Di Capua, tutti esordienti o quasi. Si ride per questo scontro/incontro generazionale dove non manca qualche spunto di riflessione: la difficoltà di sopravvivere, la spesa al discount, i cinquantenni figli del boom dei ’60 che si trovano in mezzo al guado, la consapevolezza che il mondo del lavoro significa ormai solo precarietà.

calabresi

«Gianni è un personaggio – spiega Calabresi – che non sa collocarsi, è una specie di Wile Coyote, perde sempre. Sarebbe meglio avesse 70 anni, a 50 anni non si sta né da una parte né dall’altra. Siamo una generazione di mezzo che non sa come collocarsi; i nostri genitori erano quelli del boom economico. Ad alcuni di noi è andata bene perché hanno ereditato i soldi dalla famiglia ma altri sono stati costretti a ripartire da zero, spesso senza avere la grinta giusta per farlo. Gianni è il prototipo di chi non è adatto. La sua unica forza è provarci, viene sconfitto ma ci riprova. E, paradosso, l’unico interfaccia con l’esterno, con la realtà, è proprio il suo nuovo sgangherato microcosmo familiare».

La scrittura della sit com, sempre secondo l’attore ora nelle sale anche con il film Un natale stupefacente: «È oggettivamente straordinaria. Questo è un progetto surreale e postmoderno ma molto credibile. Il trio – che ha lavorato a questa serie con il team di scrittura di Luca Favenna, Matteo Rovere, Daniele Grassetti (sua anche la regia) e Sydney Sibilia (gli autori della commedia cult Smetto quando voglio..), spiega: «Abbiamo scelto personaggi veri, eravamo stanchi di tipi palestrati, depilati, bellissimi. No, i protagonisti hanno visi comuni, ci siamo ispirati alla vita di molti nostri amici. Da parte della Rai poi non c’è stata nessuna opposizione. Anzi».

Secondo Tini Andreatta, insieme ai The Pills viene recuperata una funzione della Rai, cercare di «fare innovazione. Lo aveva già fatto in passato con produzioni come L’ispettore Coliandro o La squadra, andando incontro a nuovi linguaggi. Agli autori abbiamo detto di non autocensurarsi per mantenere la loro ricchezza».