Trattative aperte su più tavoli, e questa settimana potrebbe portare diversi contratti. Il più rilevante sul piano politico è quello del pubblico impiego: fermo dal 2009, dopo una sentenza della Consulta, adesso il governo potrebbe rinnovarlo (ieri sera il negoziato era ancora in corso) ad appena dieci giorni dal referendum. Di rilievo – per tradizione storica ma anche per il suo peso nell’industria – quello dei metalmeccanici, di cui si avvia oggi il confronto a oltranza sugli aumenti economici dopo che nei giorni passati si è già raggiunta un’intesa sul welfare.

Ma ieri si è aperto anche il negoziato per il rinnovo del contratto nazionale dell’edilizia (900 mila lavoratori dipendenti, oltre agli autonomi: richiesta 106 euro di aumento), mentre si è interrotto il tavolo degli elettrici: Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil hanno indetto uno sciopero di 8 ore.

Per quanto riguarda gli statali la cifra di cui si parla – da entrambe le parti, ma con dei distinguo – è 85 euro. Evocativa, se vogliamo, visto che supera di poco gli 80 euro renziani (che la ministra Madia, oggi al tavolo, due anni fa aveva tentato di far passare come una sorta di surrogato del rinnovo). Va specificato che – come prevedibile – la cifra non verrà erogata tutta in una volta, visto che nell’attuale legge di Bilancio non si sono reperite tutte le risorse necessarie. Si parla di diverse tranche, grazie alle finanziarie degli anni prossimi, essendo comunque l’aumento per un triennio. Sembra in ogni caso meglio della pizza (circa 8 euro) che il governo aveva stanziato l’anno scorso.

Quanto a Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm, da oggi si affronta lo scoglio salario. La trattativa è a oltranza, quindi è chiaro che la chiusura è almeno nelle intenzioni di tutte le parti . Divisioni all’interno dello stesso campo sindacale si registrano per il recepimento del Testo unico sulla rappresentanza: l’escamotage sarebbe quello di accordarsi su regole transitorie così da poter comunque fare un referendum sul contratto, e poi tornare su questo nodo più avanti.